Igor Sibaldi – Eros e agape

Avrete certamente sentito parlare del Kali Yuga, e saprete che il Kali Yuga è adesso, ed è una cosa bruttissima, individuata dagli indiani qualche millennio fa: è un periodo in cui tutto va storto e non c’è alternativa.
Prima c’era l’Età del Bronzo, che era così così ma comunque sempre meglio di adesso; prima ancora c’era l’Età dell’Argento, dove si stava veramente bene; e prima ancora c’era l’Età dell’Oro, che era una cosa straordinaria. Solo che gli indiani aveva avvertito, nel tremila o quattromila avanti Cristo: “Comincia il Kali Yuga, e va bé, che ci vuoi fare. Tuttavia, le crescita spirituali, mentali e culturali che nell’Età dell’Argento richiedono un anno di tempo per attuarsi, nell’Età del Bronzo richiedono un mese, e nel Kali Yuga richiedono un giorno soltanto”.
Perché si cresce più in fretta nel Kali Yuga? Perché non ti importa più niente di quello che hanno da dirti gli altri. Sono in decadenza, gli altri; e tu, se cresci, non lo sei.
Ti senti un po’ solo, certo; ma vai più veloce. Per esempio: se avessi avuto la sfortuna di nascere a New York negli anni “30 e di vivere lì negli anni “50, “60, “70, quando New York era una vivacissima capitale mondiale della cultura – una specie di ora di ricreazione del Kaly Yuga – avresti fatto molta più fatica a crescere per conto tuo. Sì, avresti partecipato ad ambienti intellettuali meravigliosi, avresti letto tantissimo e con grande piacere, avresti visto dei film splendidi, avresti visto formarsi e crescere una cultura che ha irradiato tutto quanto il mondo. Ma avresti perso tante occasioni di scoprire te stesso: avresti magari avuto bisogno, come Castaneda, di andare in Messico da Don Juan, e di rovinarti il fegato con il peyote.
Invece – pensa che bello! – hai avuto la fortuna di nascere in Italia, adesso, cioè in uno dei posti più sventurati dell’Occidente e in uno dei suoi momenti peggiori.

Igor Sibaldi – Eros e agape




Quando ci sentiamo affranti e deboli, tutto ciò che dobbiamo fare è aspettare. La primavera torna, le nevi dell’inverno si sciolgono e la loro acqua ci infonde nuova energia. (Aleph di P. Coelho)