SII SACERDOTE/SACERDOTESSA E IL TEMPIO STESSO : CELEBRA E CELEBRATI..OVUNQUE TU SIA.


Un tempo al Sacro veniva dedicata una parte della giornata, un giorno della settimana, e momenti particolari dell’anno.
Un tempo c’erano figure particolari che era adepte a parlare di Sacro, a pronunciare determinate parole, a guidare la comunità nella ritualità.
C’erano determinati luoghi adibiti per il Culto.
Parlo al passato perche è dal passato che tutto questo nasce.
Ma che tutt’ora perdura. Eppure sempre nel passato nacquero Anime che parlavano di quel Sacro che a tutt’oggi si professa in certi modi..ma loro non avevano quelle vesti.
Predicavano nel tempio ma più volte fuori dal tempio. E quando scelsero “discepoli” non li scelsero tra i sacerdoti, ma tra i pescatori e gli esattori di tasse.

Onda special...non si è mai soli


Questo movimento oggi è per te cara Gabriella, noi ondine andiamo e veniamo e in questo movimento...ci immaginiamo scalze e sulla riva del nostro mare più bello, magico...ci abbracciamo con gli sguardi e piano piano le nostre mani s'intrecciano, formiamo un cerchio...luminoso, potente e guaritore. Chiunque lo voglia può entrare dentro questo cerchio e farsi coccolare, prendere l'energia di cui si ha bisogno. Io non sono completa se tu non ci sei e quindi posso mai essere da sola? Mai, l'una con l'altra siamo quella fiaccola che ci ricorda che siamo tutti connessi, vivi, sani e pieni di amorevolezza. Oggi sei la protagonista!!


Porta attenzione al corpo, a ciò che è vivo, ora. 
Invita la consapevolezza nel luogo che fa male, il luogo di tutti i dolori, che brucia, il luogo tenero, il luogo che ha bisogno di essere stretto e amato proprio ora, e c’è solo l’ora. 
Invita la consapevolezza nella pancia, nel petto, nella gola, in testa.
Inzuppa le sensazioni con questa calda consapevolezza.
Lascia che la consapevolezza fluisca attraverso.
Lasciala saturare le sensazioni formicolanti, pulsanti, vibranti, vere, vive, lasciale penetrare.
Lascia che fluisca attraverso e attorno a queste sensazioni, e invita anche il respiro, permetti il sacro respiro affinché si muova nelle sensazioni, e in ogni senso di contrazione. 
Ricorda, non stai cercando di far andar via la sensazione, o cancellarla, ma darle il benvenuto, farle spazio e realizzare che tu sei lo spazio per queste sensazioni, quelle sensazioni che vogliono muoversi, danzare, crescere, dissolversi nel loro dolce spazio. E non c’è urgenza qui. 
Nulla è andato storto, non c’è nessuna rottura nella commedia planetaria; questo non è il momento sbagliato della tua vita, la scena sbagliata del film. Questa è vita, piena, presente e completa, e include ogni senso di incompletezza, mancanza, “sbaglio”, insicurezza.
Come il terreno sorregge il corpo ora, come il cielo contiene ogni cambiamento del tempo, così la consapevolezza sorregge tutti questi momenti nelle sue amorevoli braccia. Tutti i pensieri e sensazioni crescono per essere amati, qui, per essere saturati con consapevolezza, benedetti con la tua attenzione, perché l’attenzione è la più grande benedizione di tutte.

Jeff Foster



La Donna Montagna

Sono nata vicino al mare, un serpente mi portò al mondo deponendomi sulla sabbia. Mi ha donato un nome e mi ha lasciato vivere.Mentre camminavo sul sentiero ho incontrato la morte più volte, ho cambiato il mio corpo, la mia voce, il mio sguardo ed è cambiato il mio cuore, a volte è stato doloroso altre volte più dolce.
Ho camminato con i miei nomi diversi, con le mie diverse fasi.
Sono stata la donna cervo, la donna che fuma, la donna muschio e la donna che canta.
I miei capelli sono cresciuti e le mie mani sono divenute abili ad intrecciare le storie usando le gocce della pioggia o i raggi di sole.
Ho imparato ad indossare maschere e sentirmi in colpa, e poi ho dovuto disimparare tutto questo.
Ho attraversato deserti e galleggiato alla deriva non una ma mille volte e nei miei mille naufragi ho incontrato i miei fantasmi e le loro grida. 
Mi sono persa e ritrovata per poi perdermi di nuovo.
Mi sono aggrappata ai fantasmi e poi ho dovuto imparare a lasciarli andare.
Ho danzato tra le lune e dormito cullata dal sole.
Ho fumato la morte e seminato la vita.
Ho sognato lucciole e vissuto fra le mosche.
Sono divenuta donna aquila ed ho avuto in dono le mie ali.
Ho sanguinato svuotando me stessa per riempirmi di nuovo.
Ho dovuto difendere il mio mondo e sono stata coyote, ho mostrato i denti e gli artigli, poi ho leccato le mie ferite e imparato dalle battaglie.
Mi hanno chiamato selvaggia, mi hanno chiamato guerriera.
Ho corso a quattro zampe per capire che non potevo fuggire da me stessa, mi sono abbracciata e perdonata per tutto .
Ho smembrato l'illusione della materia, ho dato fuoco ai ricordi e mi sono guardata allo specchio:
Io Sono, donna nebbia, donna nuvola, donna montagna e tutto è dentro di me. 

Paola Klug


Lascia andare cara Gabry...segui il flusso e affidati. Noi ci siamo

JEFF FOSTER: I 10 PRINCIPI DEL RISVEGLIO SPIRITUALE



“Ho veramente ottenuto niente
dalla completa, insuperabile illuminazione!”
Buddha

Il risveglio spirituale non è uno stato, un’esperienza o un obiettivo da raggiungere in futuro. Come il Buddha ha insegnato, non è un sovrumano risultato o un conseguimento. Non è necessario andare in India per trovarlo. Non è uno stato speciale di perfezione riservato agli esseri illuminati, a pochi fortunati e privilegiati. Non è un’esperienza fuori dal corpo, e non comporta vivere in una grotta, staccandosi dalla realtà di questo mondo. Non può esserti trasmesso da uno stravagante guru, né può essere tolto, o perso. Non devi diventare discepolo o seguace di qualcuno. È un invito costante e antico – durante ogni momento della tua vita – ad abbracciare te stesso esattamente come sei, in tutte le tue gloriose imperfezioni. Si tratta di essere presente, uscendo dall‘epica storia del passato e del futuro (“la storia della mia vita”) e si presenta per questo prezioso momento, sapendo che anche i tuoi sentimenti di non-accettazione sono qui accettati. Riguarda l’aprirsi radicale a questo straordinario dono di una vita, abbracciando sia il dolore che la gioia di essa, la beatitudine e la sofferenza, l’estasi e la sopraffazione. Sapendo che sei la vita stessa – grande, sveglia, viva, libera – mai separata dal Tutto.

Jonna Jinton e il canto delle sirene


Chi é Jonna, é una ragazza di 26 anni che ha deciso di staccarsi da tutto quello che lei reputava inutile e superfluo per la sua persona. Studiare per dovere...vivere in una città che non senti tua....mille ragioni l'hanno portata a trasferirsi in un piccolissimo villaggio della Svezia, vive in una casetta di legno e la sua più grande sfida é rappresentata dall'inverno gelido...ma chi se ne importa, lei adesso è in perfetta sintonia con la Natura, la sua é una vita semplice e ricca, scrive , fa la fotografa e canta.



La blogger e artista svedese Jonna Jinton intona il kulning, un antico canto usato dai pastori scandinavi, per richiamare il bestiame dal pascolo. Il kulning secondo la tradizione scandinava, oltre a fungere da richiamo, serviva anche per spaventare eventuali predatori e veniva usato principalmente dalle donne. Intanto una delle mucche approfitta della performance della Jinton per saltare in groppa di una delle sue compagne


Ed ecco il canto delle sirene...

Chiudere delle porte per andare avanti



Chiudere delle porte è fondamentale quando il presente non avanza. Spesso tale stasi si genera poiché ci si aggrappa ad un passato che continua a mantenersi aperto nei nostri cuori.
Chiudere delle porte è come ripulire un armadio pieno di vestiti che ormai non mettete più e a cui non troverete altro uso. Se tale vestiario non vi serve più e lo accumulate, arriverà un momento in cui l’armadio diventerà così zeppo di cose inutili che non ci sarà più spazio per quelle nuove, le quali vi possono arrecare effetti positivi.
Riflettete, dedicate del tempo a “lasciar andare”, ad accettare ciò che non è potuto essere e non avete dimenticato. Liberatevi dei vostri pesi e date spazio al nuovo che sta avanzando. Il passato è storia, serve a trarne delle lezioni, ma non lasciate mai che vi blocchi, perché “adesso” non ha nulla a che fare con “ieri”.