The song of wandering Aengus (La canzone di Aengus l’errante) di William Butler Yeats

The song of wandering Aengus (La canzone di Aengus l’errante) è stata pubblicata nel 1899, nella raccolta di poesie “The Wind among the reeds” (Il vento fra le canne) di William Butler Yeats (1865-1939).

Aengus (Oengus) è il dio dell’amore della mitologia irlandese appartenente alle mitiche schiere dei Tuatha De Dannan, eternamente giovane regnante del Brug na Boinne vicino alle rive del fiume Boyne. Di lui si narra che si fosse innamorato di una bellissima fanciulla vista in sogno e malato d’amore la cercasse a lungo prima di trovarla e di portarla nel suo regno.


Nella poesia però il personaggio è un giovane mortale (forse il poeta stesso) alla ricerca dell’ispirazione poetica o del lato più ancestrale della conoscenza. Egli narra della sua iniziazione al passato poiché si è fatto vecchio alla perenne ricerca della bellezza, ovvero dell’illuminazione poetica, incarnata dalla fanciulla con i boccioli di melo tra i capelli. L’accesso (in vita) all’Altro Mondo celtico è un privilegio riservato a poeti, eroi semi-divini e pochi privilegiati visitatori (a volte rapiti dalle fate), Yeats spera di potersi nutrire delle mele di Avalon e di ottenere il dono dell’immortalità (poetica).

Andai al bosco di noccioli,
Perché un fuoco era nella mia testa(1),
Tagliai e scortecciai una bacchetta di nocciolo(2),
E appesi una bacca ad un filo;

E quando bianche falene s’alzarono in volo,
E stelle come falene occhieggiavano,
Gettai la bacca in un ruscello (3)
E catturai una piccola trota d’argento(4)

La posai a terra
Andai a soffiare sul fuoco per attizzarlo,
Ma qualcosa frusciò per terra,
E qualcuno mi chiamo col mio nome:
Era diventata una scintillante fanciulla
Con boccioli di melo(5) fra i capelli
Che mi chiamò per nome e corse via
E scomparve nell’aria che andava schiarendosi.

Benché io sia divenuto vecchio vagabondando
Fra terre basse e terre collinose
Scoprirò dove è andata
E bacerò le sue labbra e prenderò le sue mani;
E cammineremo fra l’erba alta e screziata
E coglieremo finché il tempo e le età saranno finiti
Le mele d’argento della luna,
Le mele d’oro del sole.

NOTE
1) il ‘fuoco nella testa’ è quello che caratterizza l’esperienza visionaria propria dello sciamanesimo. Nel libro “Il fuoco nella testa (2007) Tom Cowan esamina le connessioni tra sciamanismo e immaginazione celtica, analizzando i miti, i racconti, gli antichi poeti e narratori celtici e descrivendo le tecniche usate per accedere al mondo degli sciamani. Gli elementi comuni dello sciamanismo – spiega l’autore – , presenti nella maggior parte delle culture che hanno una solida tradizione sciamanica, sono i seguenti: gli sciamani sono in grado di accedere a un particolare stato di coscienza nel quale sperimentano un viaggio nei regni non-ordinari dell’esistenza dove raccolgono conoscenza e potere che usano poi per se stessi o a favore di altri membri del loro gruppo sociale. In quest’ottica e in una lettura autobiografica il protagonista si avvicina alle acque del fiume per praticare un rituale che gli permetta di viaggiare nell’Altro Mondo e ottenere il dono dell’ispirazione poetica (ovvero accedere al buio mondo sotterraneo)
2) la nocciola è frutto della scienza e cade nella sorgente sacra, dove viene mangiata dal salmone (salmone della conoscenza). Il legno di nocciolo serve, quasi sempre, per fabbricare le bacchette magiche usate dai druidi.
3) molto probabilmente si tratta del fiume Boyne. Secondo la mitologia il Brug na Boinne o «Palazzo del fiume Boyne»,è l’attuale Newgrange. Dimora del Dagda e poi del figlio Aengus (Oengus) e degli dèi più importanti. Il tumulo sorge sulla riva settentrionale del fiume Boyne, a est di Slane (contea di Meath).