– Hai avuto fortuna, Siddharta: davanti a te si apre una porta dopo l’altra. Come fai, hai forse un incantesimo?
– Ieri ti ho detto che so pensare, aspettare e digiunare, e tu trovasti che ciò non serve a niente. Invece serve a molto, Kamala, lo vedrai. Ieri l’altro ero ancora un mendicante cencioso, già ieri ho baciato la Kamala e presto sarò mercante, avrò denaro e tutte quelle cose alle quali tu dai tanto valore.
– È così, ma come avresti fatto senza di me? Che cosa faresti se Kamala non ti aiutasse?
– Cara Kamala, quando venni nel tuo boschetto feci il primo passo: era mio proposito imparare l’amore da questa bella donna. Dal momento in cui mi posi questo scopo, seppi anche che l’avrei raggiunto. Sapevo che mi avresti aiutato, lo sapevo dal tuo primo sguardo all’ingresso del boschetto.
– E se io non avessi voluto?
– Ma tu hai voluto. Vedi, Kamala, se tu getti un sasso nell’acqua, questo va a fondo il più rapidamente possibile. Così avviene quando Siddharta ha uno scopo, una meta. Siddharta non fa niente: aspetta, pensa, digiuna, ma attraversa le cose del mondo come una pietra attraversa l’acqua: senza far nulla, senza muoversi. Viene attirato, si lascia cadere. Il suo stesso scopo lo attira, poiché nella sua anima non c’è nulla che possa contrastare questo scopo.
Questo è ciò che Siddharta ha imparato presso i samana, ed è ciò che gli stolti chiamano magia, pensando sia opera dei demoni. Ognuno può fare delle magia, ognuno può raggiungere le proprie mete… se sa pensare, se sa aspettare, se sa digiunare.