A Firenze, durante il seminario “Amore senza dolore”, molti dei ragazzi presenti all’evento si sono meravigliati di come cambino i volti e l’espressione sul viso di chi fa una costellazione familiare. È un fenomeno affascinante, che stupisce sempre anche me. Tuttavia è normale: alcuni di noi portano nell’anima grandi conflitti. Non è raro che tali conflitti riguardino uno o entrambi i nostri genitori. In questo caso, è un conflitto vitale, che ha conseguenze vaste e dolorose sull’intera esistenza. Sul lavoro, nella relazione, persino nella vita interiore di ciascuno, essere contro un genitore, rifiutarlo, può rappresentare una guerra interiore lacerante e distruttiva.
Quando c’è un problema del genere con un genitore, in particolare la madre, l’anima soffre un vuoto abissale, che viene continuamente colmato con dei surrogati: cibo, relazioni, amicizie, proiezioni, ecc. Capita di frequente che un partner venga investito di questa responsabilità genitoriale, che mina alle fondamenta la relazione: frasi come «non posso vivere senza di te» o «sei tutto quel che ho» distruggono la base del legame alla pari, creando un disequilibrio pericoloso. Al contempo, in molti che si sono sentiti superiori ai propri genitori, portano questo atteggiamento nel mondo, ad esempio sul lavoro, come nella coppia. Anche qui, il dislivello condurrà prima o poi a un punto di rottura. Cosa vediamo dunque, intorno a noi, normalmente? Vediamo molti adulti che sono rimasti dei bambini, arrabbiati con i propri genitori, ancora in attesa di qualcosa, perennemente in lotta, in guerra con tutto e tutti; e molti adulti-genitori, che portano grossi pesi sulle spalle, che vivono pressioni interiori insopportabili, spesso al prezzo della vita stessa. Tanti sentono che un genitore disprezza nell’altro alcune qualità: per compensazione e fedeltà al disprezzato, le realizzeranno nella propria vita. Altri si attendono da tutti quello che esigono da un genitore: vivono con un senso di credito perenne, vogliono tutto gratis e senza fatica, sono invidiosi, si comportano da vittime, si lamentano sempre. Quando una persona con un disordine familiare — attraverso una costellazione — riacquisisce il proprio unico posto nel sistema d’origine, la sua faccia cambia istantaneamente.
Quando c’è un problema del genere con un genitore, in particolare la madre, l’anima soffre un vuoto abissale, che viene continuamente colmato con dei surrogati: cibo, relazioni, amicizie, proiezioni, ecc. Capita di frequente che un partner venga investito di questa responsabilità genitoriale, che mina alle fondamenta la relazione: frasi come «non posso vivere senza di te» o «sei tutto quel che ho» distruggono la base del legame alla pari, creando un disequilibrio pericoloso. Al contempo, in molti che si sono sentiti superiori ai propri genitori, portano questo atteggiamento nel mondo, ad esempio sul lavoro, come nella coppia. Anche qui, il dislivello condurrà prima o poi a un punto di rottura. Cosa vediamo dunque, intorno a noi, normalmente? Vediamo molti adulti che sono rimasti dei bambini, arrabbiati con i propri genitori, ancora in attesa di qualcosa, perennemente in lotta, in guerra con tutto e tutti; e molti adulti-genitori, che portano grossi pesi sulle spalle, che vivono pressioni interiori insopportabili, spesso al prezzo della vita stessa. Tanti sentono che un genitore disprezza nell’altro alcune qualità: per compensazione e fedeltà al disprezzato, le realizzeranno nella propria vita. Altri si attendono da tutti quello che esigono da un genitore: vivono con un senso di credito perenne, vogliono tutto gratis e senza fatica, sono invidiosi, si comportano da vittime, si lamentano sempre. Quando una persona con un disordine familiare — attraverso una costellazione — riacquisisce il proprio unico posto nel sistema d’origine, la sua faccia cambia istantaneamente.