Dipendenza da fiction: 10 serial che danno dipendenza


I loro protagonisti sono presenze amiche, fisse, stagione dopo stagione, nella nostra vita. Ma a volte la semplice passione diventa ossessione portandoci a confondere realtà e finzione. Perché molte serie rispondono ai nostri bisogni primari. La psicologa analizza per noi le 10 più "rischiose" e spiega perché ci legano a loro


Il piacere di godersi una puntata della propria serie TV preferita, può trasformarsi insidiosamente in una vera e propria dipendenza prima di potersene render conto. La passione per il personaggio preferito fa si che col tempo diventi una sorta di “amico intimo” speciale, spesso segreto, che guida, consola, diverte, fa compagnia. Può diventare fonte d’imitazione, talvolta di “citazioni”, di singole battute o intere frasi. Singoli personaggi diventano oggetto di culto, al punto da poter essere sostituiti da attori diversi nel corso degli anni o scomparire, morire per poi riapparire, mantenendo intatto il loro “appeal”: Violetta, The Mentalist, Games of Thrones, Happy days, Lost, Gomorra, Montalbano, Don Matteo, Un medico in famiglia, RIS-Delitti Imperfetti, per citarne solo alcuni.
“Doctor Who”, una delle serie più longeve di tutti i tempi (dal 1963 a oggi) è stato interpretato negli anni da tredici attori diversi. Nonostante le diverse interpretazioni e i cambiamenti di carattere del “dottore” continua a essere seguito e amato ancora oggi. In “Sentieri”, andata in onda dal 1937 al 1956 in versione radiofonica e poi dal 1952 al 2009 in versione televisiva, i personaggi scompaiono per poi ricomparire anche anni dopo, continuando a essere attesi, ricordati, amati dai loro fan che si rivedono le puntate ancora e ancora per vivere in simbiosi con i loro beniamini. Insomma si può parlare di dipendenza da fiction. Ma quali sono le più insidiose? Vediamole insieme

1) DON MATTEO. LA FIGURA PATERNA
Don Matteo scende dalla bici con uno stile ineguagliabile, scavalca la sella, rimane in equilibrio con entrambi i piedi su un pedale, di lato. Abilità che rappresenta la sua capacità investigativa: naturale come una pedalata precisa, improvvisa e sorprendente come la sua discesa. Accattivante, aperto, capace di ascoltare e di scoprire la verità senza condannare, Don Matteo è l’occhio clemente di cui si ha bisogno, lo sguardo amorevole che giudica ma accetta, comprende imperfezioni, difetti e errori. Rappresenta la figura paterna idealizzata, di cui si ha bisogno per sentirsi al sicuro nel mondo.  È capace di ascoltare in silenzio, di capire anche le situazioni più dure senza mai essere persecutorio, aggressivo o duro nei giudizi. Rappresenta un modello a cui riferirsi e da cui trarre forza e insegnamento. Un padre “asessuato” poiché sacerdote fedele ai propri voti, che non crea conflitto d'amore con il proprio padre o col marito reale e che anche per questo può diventare "una necessità” per superare le difficoltà di ogni giorno, i momenti di solitudine e di disperazione. La dipendenza s'instaura quando la finzione diventa un surrogato indispensabile rispetto alle mancanze della propria vita quotidiana, quando Don Matteo, nella mente, cessa di essere un personaggio televisivo interpretato da un attore, e diventa una persona "vera" che completa il proprio mondo interno. Come ogni "pozione" o "sostanza", materiale o immateriale che sia, perde la sua efficacia quando calata nella vita e per questo ha bisogno di essere "reintrodotta" continuamente puntata dopo puntata.

2) THE FLASH. SUPERPOTERI QUOTIDIANI
Ogni episodio ha una trama propria e un personaggio “cattivo”, ha un suo svolgimento e conclusione, al tempo stesso si snoda anche all’interno di una trama più complessa che col tempo diventa la trama principale che finisce per catturare e “irretire”, creando un’aspettativa crescente verso la puntata successiva.
L’amore non corrisposto di Berry per Iris, fidanzata col detective Twaine, induce un’inevitabile identificazione e “attesa” su quello che accadrà. I ragazzi inoltre, prima cominciano a sentirsi come Flash, poi lo "diventano" nella loro fantasia. La sensazione ricavata dall'immedesimazione col protagonista, nella vita quotidiana appaga il desiderio di avere quei "superpoteri" che permettano di avere una bella ragazza, ottimi risultati a scuola, appartenere a una élite, essere un eroe indispensabile agli adulti che li circondano. Flash esalta i suoi fan fino a diventare un "assenzio" di cui non si può fare a meno per ricaricarsi e sentirsi a posto con se stessi. Ogni puntata è come una "bevuta" che eccita e prolunga lo stato di benessere.

3) THE BIG BANG THEORY. ETERNA ADOLESCENZA
La struttura a piccoli sketch, con colpi di scena e uno “humor demenziale”, crea aspettativa e curiosità rispetto a quello che accadrà, in un tempo cristallizzato con flash-back improvvisi e rapide fughe nel futuro.
Da un lato è l’eden perduto dell’allegria, della compagnia, delle giornate e serate passate a "giocare" con gli amici nell'adolescenza, dall'altro il mito di una adolescenza che diventa “eterna" se solo la si evoca, mito che cattura i ragazzi che la vivono, i giovani che l’hanno appena lasciata e gli adulti che la ricordano con nostalgia.
Il tipo di dipendenza è del tutto particolare, è la dipendenza dal piacere che procura il ridere e la sensazione di sollievo che come un brivido percorre la mente sorpresa da un’improvvisa battuta o dal cambio di umore nei personaggi. È come la dipendenza dai dolci, il "flash" che causa la risata è simile a quello che provoca lo zucchero quando improvvisamente inonda corpo e cervello.

4) GOMORRA. L'ALTROVE SENZA PERICOLI
La netta demarcazione tra buoni e cattivi, bene e male, giusto e ingiusto, corretto e sbagliato facilita l’identificazione sia con le vittime sia con i carnefici, senza grandi turbamenti emotivi o crisi di coscienza. Il brivido corre lungo la schiena, mentre si osserva “quel mondo” comodamente seduti sul proprio divano. Un’emozione frazionata e prolungata dagli episodi.
L’altrove temuto, è vissuto emotivamente ma facilmente esorcizzato, senza correre pericoli, “a costo zero”. Il telespettatore si può identificare con i personaggi anche più negativi senza correre rischi. La trama solida intrecciata con tensione di fondo, violenza, malaffare, cattura gli angoli remoti in cui si annida qualche granello di aggressività o sadismo, di prepotenza o desiderio di potere, di passioni trasgressive o trasgressioni vere e proprie, rimanendo sempre però una dimensione puramente fantastica.
L'immedesimazione attenua la consapevolezza del bisogno profondo di vivere emozioni forti, magari distanti dalla propria vita ma già sperimentate (ad esempio con i videogiochi) che purtroppo tende a svanire rapidamente, lavata via dalla routine quotidiana. Da qui il bisogno di ripetere l'iniezione di adrenalina non perdendo neanche una puntata!

5) BRACCIALETTI ROSSI. IL DESIDERIO DI SALVEZZA
I ragazzi del muretto vent’anni dopo, in ospedale, accomunati da una “malattia” e un braccialetto “rosso”, segno di distinzione dal mondo dei “sani” e di appartenenza al gruppo di quelli che “sperano di cavarsela”. Una grande metafora della paura di non farcela, di essere esclusi, di scomparir”, del “non esserci più”, sentendo di non esserci ancora stati a pieno diritto nel mondo.
Braccialetti rossi propone l’esperienza psicologica tipica dell’essere un adolescente “sospeso” tra il passato e il futuro, descritta dall’interno, parlata in prima persona, che attrae i ragazzi e lascia un po’ increduli e sorpresi gli adulti, incuriosendoli. Il passaggio attraverso malattie terribili, temute fin dall'infanzia come l'esperienza della perdita di un amico o un parente, la paura inconfessabile della morte, vengono esorcizzate dall'esperienza dei ragazzi sullo schermo che anche in una situazione così estrema, riescono a vivere emozioni intense, amicizie profonde. Si perdono e si ritrovano, muoiono idealmente e risorgono a nuova vita, senza un arto o una "parte di se", ma si salvano. L'amicizia che cura e che non è incrinata da nulla, incolla allo schermo e rafforza la speranza e il desiderio nello spettatore di riuscire a salvarsi, di sopravvivere a tutte le difficoltà e ai propri "mali".


6)THE WALKING DEAD. UNA VITA "ALTRA"
Morti che camminano, “zombie” che lottano per la “sopravvivenza”, nascondendosi tra chi ha sangue nelle vene, cercando una difficile e sofferta normalità. Specchio impietoso e consolatorio di una vita “virtuale” che circonda e avvolge, senza lasciare scampo ma che apre la possibilità di percorrere una nuova strada, calata nel mondo e tra la gente, ben tracciata e comunque vadano le cose, aperta verso un futuro. Mette ansia e attesa rispetto al "dopo", dopo la vita, dopo la morte, dopo l’amicizia, dopo l’amore. Le improvvise scomparse creano suspence e aprono verso una vita "altra", diversa, magari dura ma possibile. I sapienti colpi di scena non permettono di rimanere senza sapere cosa accadrà perché creano l’aspettativa che dopo il presente, qualunque sia, un futuro è possibile. La storia è così “virtualmente” efficace nel coinvolgere e creare dipendenza, da essere diventata da serie televisiva, un videogioco di grande successo.

7) IL TRONO DI SPADE. IL MITO DI EDIPO 
Un mondo immaginario, diviso in due continenti e la lotta per la conquista “del Trono”, tra battaglie, tradimenti e alleanze, in cui uomini, forze oscure e magia, si alleano e combattono tra loro. L’antica battaglia tra bene e male per la conquista del potere e al tempo stesso un modo diverso per presentare la lotta già proposta nell’antichità da Sofocle nell’Edipo Re, in cui Edipo lotta col padre, uccidendolo, per conquistare l’amore della madre Giocasta che finirà per sposare. La madre “potente” e in questo caso anche “virile” nella serie è rappresentata proprio dal Trono di Spade.
I combattimenti, gli intrighi, le alleanze inducono un forte attaccamento ai personaggi e alle loro storie, l'attesa per il prossimo colpo di scena accende il desiderio e la dipendenza dalla puntata successiva. Le storie e le vicende dei protagonisti hanno una presa diretta sull’inconscio individuale e del gruppo che s’incontra per vedere insieme la puntata, ne intercetta e acuisce i turbamenti, propone delle possibili soluzioni attraverso aggressioni e battaglie che nella fiction come nella realtà, sono passaggi temuti ma talvolta inevitabili per conquistare la propria identità.

8) SQUADRA ANTIMAFIA. LA SPERANZA
In un mondo corrotto e pieno d’inganni, eroici e integerrimi poliziotti diventano baluardo, difensori e garanti di sani valori condivisi, custodi e tutori della legalità e della giustizia, moderni cowboy, paladini della legge e della sicurezza di ognuno e di tutti.
La paura di perdere il proprio eroe-genitore, scomparso o rapito, propone il tema delle separazioni, delle perdite e dell’amore nelle sue varie forme.
Gli intrecci e le storie che corrono parallele creano attesa, la descrizione della vita quotidiana di “ordinaria eccezionalità" fa sentire lo spettatore speciale, unico, partecipe di un'impresa straordinaria pur stando al sicuro sul proprio divano. L'evolversi puntualmente positivo delle varie indagini insieme alle domande lasciate aperte alla fine di ogni puntata, creano aspettativa e attesa. Come le favole, la serie accende la speranza che alla fine, ancora una volta, arriverà il “e vissero felici e contenti per tanti e tanti anni ancora” di cui tutti, prima o poi, sentono il bisogno.

9) UN MEDICO IN FAMIGLIA.  UNA COPERTA DI LINUS
Incarna il “mito” e il desiderio antico di avere un medico in casa, meglio se in famiglia. Il medico che protegge e cura da tutti i possibili malanni di corpo, mente e anima. Il medico che entra ogni giorno tra le mura domestiche fino a farne parte, ha una lunga tradizione letteraria e cinematografica. Chi non ha adorato il “Dott Kildare?” E chi non ha un po' invidiato Sherlock Holmes che fin da ragazzo ha al suo fianco il fidato, buono, intelligente, capace, paziente, intuitivo, discreto Dott. Watson?
La magia del medico che entra in casa e nella vita, si rinnova di puntata in puntata, di serie in serie. I protagonisti vivono la loro vita sullo schermo quasi “in tempo reale”, crescono e invecchiano con lo spettatore.
In quest’ambiente così solido nella sua regolare continuità, la presenza del medico funziona da cuscinetto protettivo, morbido, solido e avvolgente, come la coperta di Linus. Giorno dopo giorno, la fiction aiuta ad attraversare con più leggerezza le difficoltà e durezze della vita, facendoci dormire, sera dopo sera, sonni più tranquilli.

10) GREY’S ANATOMY. IL FILTRO D'AMORE
È la “Beautiful” della medicina, la “telenovela nordamericana” in cui la parte medica è quasi sfondo, palcoscenico, semplice "location". I pazienti e le loro malattie, a differenza di “Dottor House”, ad esempio, hanno un ruolo piuttosto marginale, le loro storie personali invece s'intrecciano con quelle dei medici che vivono giorno e notte, senza pause apparenti, nell’ospedale che somiglia molto di più ad una corte, una moderna "reggia del Re Sole", luogo più immaginato che reale, in una Seattle sempre nominata ma mai mostrata. Dimensione fantastica e accattivante, così lontana dalla vera vita ospedaliera dove medici, infermieri e pazienti s’incontrano mentre lavorano, quando s'ammalano.
La dipendenza si genera non per l'attesa della diagnosi, della cura, della soluzione di un caso difficile, ma per l'evolversi imprevedibile degli intrecci e intrighi sentimentali dei medici. I drammi amorosi e i tradimenti, i litigi e le rappacificazioni, matrimoni e divorzi, amori consumati o solo desiderati, relazioni omo e etero-sessuali che s’intrecciano, incontri del passato che minacciano o ravvivano rapporti presenti, ritorni di fiamma e inaspettate "docce scozzesi" (come la morte dell’amatissimo Sheppard) che freddano i protagonisti e lo spettatore. Le relazioni amorose nelle loro più svariate sfaccettature e forme sono il fulcro della saga e irretiscono come pozioni magiche. Le mille versioni possibili del “filtro d’amore” che lega lo spettatore ai protagonisti e lo inchioda, episodio dopo espisodio, alla TV o alle anteprime notturne in streaming intercontinentale.

DI ADELIA LUCATTINI, PSICHIATRA PSICOTERAPEUTA E PSICOANALISTA