L’EQUINOZIO DI PRIMAVERA NELLA TRADIZIONE CELTICA


L’Equinozio di Primavera é la quarta festa della tradizione celtica; era festeggiata come la Festa di Ostera, o Ostara, o festa della giovinezza, una festa fissa, legata all’entrata del Sole nella costellazione dell’Ariete e alla Luna piena che gli era più vicina, che la chiesa, legandola alla Pasqua cristiana, trasformò in mobile.
Era usanza, in questi giorni, offrire a Ostera, la dea Madre, un cesto di rametti, su cui spuntavano già le prime gemme, pieno di uova colorate di rosso, per simboleggiare il Sole primaverile, e una lepre come simbolo del Plenilunio di Primavera.

Per gli antichi era un momento di massima importanza, al punto che grandiosi monumenti ne sottolineavano l’avvenimento (la Sfinge, il Tempio del Sole di Cuculcan, Stonehenge e moltissime altre vestigia del passato indicavano il passaggio del Sole sul meridiano celeste, in uno dei due punti in cui l¹eclittica – il piano di rivoluzione della Terra intorno al Sole – e l¹equatore celeste – il piano perpendicolare all’asse della Terra – si incontrano).
Le ore di luce sono uguali a quelle di buio: è il momento di equilibrio tra le forze spirituali e quelle di esteriorizzazione e segna l’inizio di un periodo in cui arrivano sulla Terra grandi energie che hanno il potere di “nutrire” tutto ciò che è in manifestazione. Le energie di vita terrena hanno il sopravvento su quelle interiori e ci si incammina verso l’esteriorizzazione dei sentimenti nelle azioni, che si esplicheranno con Beltaine, la quinta porta.
Astrologicamente, l’Equinozio di Primavera indica il grado Zero dello Zodiaco, quindi l’inizio di un nuovo anno zodiacale e, se Imbolc (la terza festa) rappresentava il momento della purificazione, è chiaro che questo è l’inizio di ogni nuova ricerca, o strada, che permetta di aumentare le nostre esperienze nel cammino della nostra evoluzione. La liberazione dal pesante fardello, operata da Imbolc, porta alla rinascita spirituale, beneficia tutti gli aspetti della vita e permette il benessere psicofisico.


Purificandoci, ha purificato anche il nostro rapporto verso gli altri portandoci a rapporti più armoniosi con il prossimo.
E’ il momento in cui si è pronti, anzi in cui si desidera affrontare nuove esperienze.
Simbolo di questo giorno è l’Albero fiorito, che non è l’albero Cosmico-asse del mondo, bensì è il nostro albero personale che, dopo la pausa di riflessione, meditazione e interiorizzazione dell’inverno, dopo esser stato purificato da Imbolc, è pronto a emettere i nuovi fiori: le nuove idee, le nuove esperienze, i nuovi cammini che abbiamo dinnanzi. I fiori daranno frutti a Beltaine e saranno raccolti alla festa di Lammas.
In Oriente, ma ormai anche in Occidente, è uso sottolineare questo periodo con tre meditazioni che sono le più importanti di tutto l’anno:
– la Meditazione di Pasqua, che festeggia il primo Plenilunio dopo l’Equinozio di Primavera, detta anche “di Resurrezione” perché è il momento in cui tutte le forze della natura risorgono;
– la seconda è la Meditazione del Wesak o “della Conoscenza” o “del Buddha”, si svolge al secondo Plenilunio dopo l’Equinozio e segna il momento in cui, ritualmente, ogni anno, il Buddha torna sulla Terra e distribuisce la forza della sua conoscenza;
– la terza è la Meditazione del Cristo, o dei “Retti e Buoni Rapporti Umani”, in cui si enfatizza l’amore universale nel momento del terzo Plenilunio dopo l’Equinozio.
La ricerca delle nuove esperienze, tipica dell’Ariete, é una forza interiore, solare, di generosità e di espansività, tipica del Raggio dell’Intelligenza Creatrice che inizia a farsi percepire oggi.
Per i Celti l’Albero sacro protettore del giorno dedicato a Ostara era la Quercia.
IL RITO
Ripensando a ciò che abbiamo abbandonato e ai proponimenti espressi nel momento in cui abbiamo ritualizzato Imbolc, percorriamo in solitudine e raccoglimento il bosco finché ci sentiremo richiamati da un albero. Esso ci suggerirà la qualità adatta alla nostra forza di rinnovamento che utilizzeremo da domani per il nuovo periodo.
Scriviamo su un foglio bianco, di forma quadrata, tutto ciò che pensiamo di aver superato e compiuto; poi scriviamo su un foglio rosso, triangolare, la qualità suggerita dall’albero e il nostro desiderio che essa fortifichi la nostra volontà di cambiamento e di nuove esperienze e incidiamo la stessa qualità sulla candela (il primo foglio ha forma quadrata perché rappresenta la fisicità che vogliamo superare, e è bianco perché questo colore rappresenta la materia ormai purificata; la forma triangolare del secondo rappresenta la nostra tensione verso Dio, è rosso perché è il colore del Sole e del desiderio di spiritualità).
L’indomani mattina, bruceremo sul falò, acceso con il legno sacro di quercia, il foglio quadrato, e, mentre il fumo porterà verso il Cielo i nostri pensieri, scenderà su di noi una grande forza.
Infine accendiamo il cero benedetto, che porteremo con noi, per riaccenderlo ogni qualvolta avremo, o penseremo di avere, necessità di questo rinforzo. Con questo diamo fuoco al foglio rosso, che, bruciando, porterà i nostri desideri al Cielo.
Possiamo chiamare Ostera la festa dell’inizio e della percezione.

FONTE: http://www.fiorigialli.it/dossier/view/6_i-sentieri-dell-essere/485_lequinozio-di-primavera-nella-tradizione-celtica

http://camminanelsole.com/20-marzo-2016-lequinozio-di-primavera-nella-tradizione-celtica/