“Amore è quello che resta
del fuoco quando
l’innamoramento
si è consumato”
Ciò che io chiamo amore sta interamente in questa frase di un rabbino superstite di un campo della morte:
La sofferenza ha bruciato tutto, consumato in me ogni cosa, tranne l’amore.
Se questa frase ci colpisce in pieno come una frustata è per il fatto che giustamente sentiamo quanto siamo lontani dalle rappresentazioni, dal decoro dell’anima.
L’amore è ciò che rimane quando non resta più nulla.
Abbiamo tutti questa memoria al fondo di noi stessi, quando, al di là dei nostri fallimenti, delle nostre separazioni, delle parole alle quali sopravviviamo, sale dal fondo della notte, come un canto appena udibile, l’assicurazione che, al di là dei disastri delle nostre biografie, che al di là persino della gioia, della pena, della nascita e della morte, esiste uno spazio che nulla minaccia, che nulla ha mai minacciato e che non corre alcun rischio di distruzione, uno spazio intatto, quello dell‘amore che ha fondato il nostro essere
(Christiane Singer – Dove Corri? Non sai che il cielo è in te?)
Alcune frasi d’apertura del suo libro:
«Rari sono coloro che se n’accorgono, ma TUTTO al mondo trasuda senso.
[…] La sola cosa che alla lunga valga il gioco e la candela è l’aver amato.
Nell’ordine dell’invisibile, il frutto è ineluttabile.
[…] Dove corri? Non sai che il cielo è in te? Per quale ragione correre, compagno?
Non sai che il vecchio mondo sei tu?
Molto ho fatto per questo mondo quando sospendo la mia corsa per dire grazie»