"Ogni fiaba è uno specchio magico che riflette alcuni aspetti del nostro mondo interiore" sostiene Bruno Bettelheim, ed è nella Bella e la Bestia che riconosco un luogo interiore che m'appartiene in questo momento.
La versione più nota è quella scritta da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, ma il filone fiabesco e mitico dello "sposo animale"
possiamo ritrovarlo in moltissime versioni : Il Re ranocchio dei fratelli Grimm, fino al mito di "Amore e Psiche" di Apuleio.
Bettelheim vede nella Bestia l'istinto sessuale, lontano dal voler contestare questa lettura, mi piace proporre una visione diversa, dove la Bestia è il nostro sè umano, caduto preda dell'incantesimo della dualità, della illusoria realtà, non riesce più a manifestare la sua reale perfezione e bellezza.
La Bella, è l'anima che ancora non è pienamente risvegliata, quando incontra la Bestia vuole scappare, non si riconosce, trova nel rapporto con l'altra parte di sè una prigione.
C'è un momento in cui Bella si avvicina alla Bestia e intravede dietro la rozza animalità l'aspetto originale, quello che realmente la Bestia è.
Finché Bella tenta di cambiare la Bestia e trasformarla in ciò che sarebbe più accettabile da amare, l'incantesimo non si spezza, l'aspetto terrifico della Bestia non muta; la metamorfosi avviene quando Bella accoglie la Bestia esattamente com'è, senza aver bisogno di trasformare, guarire, render umano.
E' allora, che Bella Libera sè stessa dal giudizio di come dovrebbe essere, del bello e del brutto, del buono e del cattivo e attraverso l'amore senza condizioni, restituisce alla Bestia il proprio autentico aspetto.
La fiaba narra, secondo questa visione, uno svelamento.
E' l'accettazione incondizionata ( compassione) di tutti gli aspetti di ciò che siamo,che annulla l'incantesimo dell'imperfezione.
Quando proviamo vera compassione per noi stessi, non proviamo a cambiarci, non ci guariamo, non facciamo altro che onorare ciò che siamo, poichè abbiamo ormai compreso che non c'è niente da cambiare, non c'è nulla da salvare.
Siamo già salvi, perfetti, degni d'amore.
Emanuela Pacifici