La Bioenergetica di Alexander Lowen: quando la paura di vivere ci fa ammalare


Corpo, mente, anima: i tre poli che costituiscono l’individuo e il cui equilibrio permette di realizzare una situazione reale non solo di serenità e consapevolezza ma proprio di salute, da intendersi come vigore fisico e mentale radicato nell’impulso del cuore. Un concetto di salute che diventa più ampio, mezzo e obiettivo per il raggiungimento di una condizione esistenziale di pienezza e totalità.
Nella miriade di possibilità per cercare e trovare l’equilibrio del sé, una stella da seguire per ritrovare la strada nella notte delle nostre paure e incertezze è la Bioenergetica, metodo di psicoterapia di origine psico-corporea o corporea sviluppata dallo psicoterapeuta americano Alexander Lowen. Egli individua nella paura di vivere il fondamento delle malattie e della disconnessione dal corpo, dal quale si scappa o che si rifiuta in quanto rappresenta il canale attraverso cui provare quelle emozioni che sono, semplicemente, Vita. Malattia e repressione, infatti, tolgono al corpo lo stesso impulso vitale.


Alexander Lowen è venuto alla luce nel 1910 e tornato alla terra nel 2008; fu allievo di Wilhelm Reich, il quale a sua volta seguì Sigmund Freud. Reich elaborò studi sulla sessualità, sul corpo, sul carattere visto come “corazza emozionale” che costituisce il metro di protezione della persona dalle insidie e dalle difficoltà della vita, tanto sul piano fisico che emozionale. Lowen sperimentò la proposta di Reich come paziente e allievo per 3 anni con incontri 3 volte a settimana; grazie alla sua esperienza diretta, egli arrivò a sviluppare la propria tecnica di supporto all’individuo oltre la persona (che in latino significa emblematicamente “maschera”).
La Bioenergetica infatti non viene diffusa come sostituta integrale della psicoterapia ma come attività di supporto. Essa supera quindi le teorie sul corpo e sul carattere di Reich che ne sono alla base, ampliando il quadro d’analisi alla dimensione psico-emotiva del paziente o della persona che sperimenta la tecnica. I mezzi di esplorazione di sé verso il riequilibrio della propria instabilità e il benessere sono elementi che si ritrovano in altre discipline olistiche, attribuendogli un’interpretazione propria: movimento, suono, respiro, energia. Rispetto ad altre tecniche, però, la Bioenergetica dà particolare attenzione alla postura e al ruolo del suono del corpo, facendo sì che “voce” e “grounding” possano essere considerati i due aspetti principe nello svolgimento della pratica.


Come affermava lo stesso Lowen, la persona deve sperimentare tre stadi per giungere al benessere; essi sono la consapevolezza di sé, l’autoaffermazione e padronanza di sé. Proprio nella fase dell’autoaffermazione, la voce ricopre un ruolo fondamentale in quanto la persona ha la possibilità di affermarsi attraverso un’espressione totalmente libera di sé, urlando, piangendo, concentrandosi su quei “sì” e “no”, quel contrasto fra volontà e possibilità che può aver incatenato la sua vita fino a quel momento. Con l’attivazione di questa liberazione, sarà possibile ripristinare il proprio contatto con il mondo, in particolare permettendo all’individuo di “tornare nel mondo”.
Il “grounding” è da intendersi proprio come capacità fisica di poggiare in modo saldo e consapevole sulla superficie della terra, ma anche in senso più alto e profondo come la capacità di “stare nel mondo”, facendo aderire (senza far plasmare) la nostra personalità alle dinamiche dell’esistenza che si tendono a rifiutare, respingere; muri che devono diventare ponti per un presente di centratura, presenza, attenzione, bene-stare.
Lowen elaborò il suo metodo di Bioenergetica come possibilità per recuperare la padronanza di sé e della propria salute per migliorare la vita quotidiana e concreta dell’uomo sul pianeta, da un punto di vista fisico anche avviando un movimento che aiuta ad aumentare le difese immunitarie. Esso ottenne e continua ad ottenere grande successo proprio perché si presenta come un ausilio all’uomo moderno e alle sue necessità di lasciar andare le tensioni, quelle di cui siamo consci ma soprattutto quelle che abitano nei ricordi dei primi anni della vita e che danno l’impronta al nostro carattere.


Secondo varie scuole di pensiero, infatti, è il contesto che ci ospita al nostro arrivo nel mondo e le relazioni che instauriamo a segnare in modo incredibile ciò che saremo da grandi, dimensioni che se vissute con pesantezza e paure creano problemi a livello psicofisico, comportamentale, familiare, scolastico e lavorativo. Far emergere i traumi permette quindi di affrontare la vita con maggior autostima verso se stessi, fiducia negli altri e positività verso il corso imprevedibile degli eventi.
Una classe tipo di Bioenergetica secondo il metodo di Lowen permette al paziente di scaricare la propria negatività attraverso esercizi mirati di respirazione associata a movimento e all’uso della voce, non delle parole, con un focus particolare alle sensazioni che si ricavano dall’ascolto attento e dalla percezione consapevole del nostro corpo fisico. Si partecipa alle classi senza scarpe per permettere al corpo di centrarsi attraverso la gravità. La conseguenza sarà un particolare tipo di postura poiché essa è strettamente legata alla percezione che si ha del mondo che ci circonda: sentirsi ben radicati a terra, sentire uno squilibrio nella distribuzione del peso, una chiusura a livello di spalle o torace, la capacità o il timore di guardare negli occhi sono tutti segnali che il corpo trasmette esprimendo un disagio e che vanno letti con attenzione.


Un esercizio di Bionergetica estremamente semplice ma basilare, che ha lo stesso principio dello yoga, è quello del contatto consapevole con la dimensione del corpo che può essere sperimentato la mattina, quale momento di ricongiungimento fra la notte e il giorno, lo stato di abbandono durante il sonno e l’operosità della veglia. In piedi, si procede all’ascolto del corpo lasciando totalmente spazio all’accoglienza delle sensazioni che arrivano e delle tensioni che si percepiscono, senza giudizio. Infatti, le rigidità muscolari del nostro corpo ci offrono molteplici chiavi di lettura. Inspirando, si portano le braccia in alto, allungandole, permettendo alla cassa toracica di fare spazio. Restare in questa apertura continuando a respirare mette in contatto le braccia, l’agire, con la profondità del nostro cuore dandogli un input positivo. Espirando, far scendere lentamente le braccia ed ascoltarsi. L’appoggio è fondamentale perché ci riporta alla dimensione umana dello stare nel mondo dal punto di vista fisico ed emotivo, aderendo ad un terreno come si dovrà aderire alla realtà ma con l’obiettivo di far fluire nelle emozioni. Braccia lungo il corpo e sentire l’abbandono delle spalle. Ripetere. Mantenere l’allungamento del respiro.
L’aspetto più importante è permettersi una totale espressione degli stimoli che il corpo recepisce e che sente il bisogno di esternare, magari attraverso la vibrazione del corpo, il respiro espulso con intensità o rabbia, un vocalizzo di liberazione; il corpo e la possibilità di lasciare che i suoi suoni di rabbia e dolore fluiscano sono sacri perché permettono di smuovere i blocchi energetici. L’obiettivo sarebbe quello di sostenere una rivoluzione nel nostro modello culturale basato, a detta di Lowen, su pensiero e potere, per indirizzarlo invece alla cultura del “sentire” attraverso le emozioni che risuonano nel corpo. Ciò permetterebbe di costruire una relazione rinnovata con se stessi e di costruire una realtà differente ma che sicuramente permetterebbe all’uomo di non sentirsi escluso o inadeguato.
Chiara Pasin

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