AVRAH KA DABRA - CREO QUEL CHE DICO, Dario Canil


«La benedizione è lo stato di presenza che ti permette di uscire dalla modalità percettiva dualistica: quando benedici, le cose non sono giuste o sbagliate, semplicemente sono come sono.

La benedizione è una specifica sensazione che poi diventa qualità di pensiero, emozione, atteggiamento; è una sensazione improntata al riconoscimento che tutto è perfetto così com'è, al di là di ogni apparenza.

Benedire qualcosa o qualcuno significa ricondurlo a questo atteggiamento illuminato. Benedire situazioni o persone che prima tendevamo a colpevolizzare per il male che ci hanno fatto, ci disintossica e ci purifica da una quantità straordinaria di dolore rimasto fino a quel momento insoluto.

Benedire qualcuno o qualcosa ha anche il significato di perdonare e accettare, ma non significa giustificare qualcosa di negativo né volerne ripetere l'esperienza. Se vedo una persona prendere a calci un cagnolino registro la sensazione di dolore in me, e il benedire la situazione, il cane e l'ingiustificabile persona che ha compiuto il gesto rappresenta il riconoscimento che quello che ho visto, come tutto, fa parte della perfezione, nasce dall'Amore che evolve in direzione di se stesso. Questo non mi impedisce, quando possibile, di limitare la violenza altrui, come per esempio intervenendo in qualche modo.


La benedizione va prima di tutto alla mia percezione (il dolore) perché sto creando io, dentro di me, quella sensazione. Modificando la sensazione in me risogno la realtà, la ricreo e, di conseguenza, libero il dolore. La benedizione va alla persona che probabilmente e fuor di giudizio, per fare una cosa del genere ne ha bisogno forse più che del cane, il quale a sua volta va benedetto per aver accettato in quel momento il ruolo di vittima.

Per benedizione intendo qui certamente un atteggiamento cosciente di rilettura di tutti i dati all'interno dell'ottica di perfezione, ma soprattutto intendo una grande, sincera, gioiosa e incondizionata apertura di cuore.»