Stima di G. Policardo


La stima è il bene supremo di una relazione, è il fondamento del rapporto a due. Quando l’amore è mosso dal bisogno, da dinamiche irrisolte, da proiezioni, la stima non è per nulla in gioco: si può amare disperatamente una persona, senza accorgersi della totale assenza di stima che si ha per lei. Perché l’amore sbilanciato è spesso protettivo per l’amato e miope per l’amante: è l’amore di un genitore, non di un pari. Quanta stima si ha dell’altro, altrettanta se ne ha di sé. Si può amare una persona che ci fa soffrire e che prende senza dare, solo dimenticando quanto conta la stima, sforzandoci di non vedere che è un elemento del tutto assente, ignorando che quando non c’è per l’altro, non c’è neppure per noi stessi. Del resto, se amo una persona che non mi fa stare bene, quanta stima ho di me? Nessuna. Allora la liberazione, la ricostruzione, la nuova scelta della vita, deve partire proprio da questa ristrutturazione della stima. Nel momento in cui ho stima per me stesso, in un secondo — il più lungo, intenso, importante della mia vita — mi accorgo che tengo aperti rapporti verso i quali investo tutto per individui che non stimo affatto. Allora istantaneamente io sono libero da loro. Crollano dipendenze, vittimismi, routine dolorose e segregazioni psicologiche. «Non è facile» si affretterà a pensare qualcuno. No, è facilissimo. È naturale. La natura ci aiuta, poiché fa tendere ogni individuo verso il bene. Deviare da questo percorso è uno degli incidenti che possono capitare nella nostra civiltà dissociata e dissociante. Possiamo togliere potere al sentimentalismo, uscire dal vittimismo, «tradire» l’esempio di chi è venuto prima di noi e degli «altri», scegliendo la via dell’amore e della stima. Mentre «Ti Amo» quasi impallidisce e non ha più forza, «Ho stima di te» è il vero messaggio di un amore maturo, reciproco, sano e felice. Non l’amore delle occasioni perdute, del rimpianto, della vana speranza, ma l’amore dell’uomo del desiderio, l’amore del futuro.
— Gabriele Policardo