IL TUO POTERE E' NELLA TUA AMOREVOLEZZA

Il tuo potere è nella tua amorevolezza.
Non nella tua forza bruta.
Non nel tuo conto in banca o nella tua reputazione in continuo cambiamento.
Non nei tuoi racconti incredibili di conquiste e guadagni personali.
Non nel tuo intelletto, nella tua mente brillante.
Ma nella tua voglia di lasciare che oggi il tuo cuore si spezzi.
Nel tuo coraggio di farci entrare qualcuno dentro, fare in modo che sia importante.
Sentire come lui/loro si sentono.
La loro gioia, la loro tristezza, o il dubbio più delizioso.
Stare lì con loro, ma non cercare di cambiarli o aggiustarli.
Essere la stanza per tutto ciò che emerge.
Questo è il tuo potere;
la tua capacità di fornire un santuario,
lasciare che la vita faccia un nido nel tuo cuore così grande.
Abbracciare l'impotenza.
Respirare nella tua pancia e nel tuo petto,
nella tua testa, nelle tue spalle tese.
Ergerti qui vittorioso;
abbracciare tutti i tuoi "te" e avvolgerli nella luce.
Dire a te stesso:
Dolcezza, sono qui.
Sono qui finalmente.
- Jeff Foster

La Barca Di San Pietro E La Sua Magia

San Pietro e Paolo si festeggiano il 29 giugno e come ogni festa che si rispetti ha le sue tradizioni legate alle usanze popolari.

Il culto di San Pietro risale al Medioevo quando i monaci Benedettini lo diffusero in territorio lombardo; nell’ottocento era popolare la leggenda secondo cui «nel giorno di San Pietro debba seguire temporale, perché il diavolo promette alla di lui madre di uscire dall’ inferno per quell’ anniversario», per questo motivo molti pescatori durante questa notte non escono in barca per timore di burrasche e temporali. In altri luoghi invece si pensa che questa notte sia proficua per la pesca, in altri ancora si narra ai ragazzi che le acque del lago siano infide perché la madre di San Pietro pretenderebbe un sacrificio umano, sempre la madre del santo è protagonista di altre leggende che la vedono invece benevola nei confronti dei raccolti perché nei periodi di siccità provvederebbe il 29 giugno a far cadere la pioggia per salvarli.

La sincronicità nella nostra vita


Tutta la nostra vita è costellata di fatti sincronici, piccole e grandi coincidenze alle quali non facciamo caso quando  addirittura non ci infastidiscono. Ci disturba soprattutto cogliere l’emozione che è insita nel fatto sincronico e spesso ci difendiamo da questa emozione  negandola. E pensiamo: “lasciamo perdere, sono semplici  coincidenze  senza rilievo”.

Lo scrittore e medico indiano Deepak Chopra scriveva nel suo libro ‘Le Coincidenze’ (2013):   “Noi non sperimentiamo la sincronicità nella vita quotidiana perché non viviamo al livello in cui si verificano le coincidenze. Di solito vediamo solo i rapporti di causa ed effetto… Ma sotto la superficie sta succedendo qualcos’altro: seppur invisibile ai nostri occhi, c’è una complessa rete di connessioni.”

Prima di inoltrarci sul tema delle corrispondenze tra  sincronicità e inconscio, vorrei anzitutto vedere quello che Jung ha scritto sulla sincronicità.

La metafora dello zaino, ovvero l’arte di prepararsi alla vita


Spesso, quando parlo con chi è interessato ai miei viaggi e alle mie esperienze, mi capita di utilizzare la “metafora dello zaino” per illustrare un mio pensiero ricorrente sulla vita e sull’utilità delle cose.

Lo zaino, che per quanto mi riguarda è l’unico modo sensato di trasportare i miei bagagli in viaggio, e per cui mostro un affetto quasi cameratesco, mette a mia disposizione una ovvia capacità limitata, sia in termini di ingombro (volume) che di peso trasportabile.

IMPARA A LASCIARE CHE LE COSE ACCADANO


Dobbiamo imparare a lasciarci andare, perché ogni cosa avviene a suo tempo. Non hai bisogno di ulteriori motivazioni. Non hai bisogno di essere ispirato ad agire. Non hai bisogno di leggere nessun’altra lista o post che ti ricordi che non stai facendo abbastanza. Ci comportiamo come se, leggendo abbastanza articoli e citazioni, improvvisamente un piccolo interruttore nel nostro cervello ci mettesse in moto. 

Ma, onestamente, ecco una cosa di cui nessuno parla mai in fatto di successo, motivazione, forza di volontà, obiettivi, produttività e tutte quelle parolone che negli ultimi tempi sono diventate popolari: sei come sei, fino a quando non lo sei più. Cambi quando vuoi cambiare. Metti in pratica le tue idee nel momento migliore. È proprio così che succede. E ciò di cui ritengo tutti noi abbiamo bisogno, più di qualsiasi altra cosa, è questo: il permesso di essere in ogni momento quel che siamo.

Ci sono donne....

Ci sono donne che camminano per strada fra le macchine e l'asfalto come camminerebbero in una foresta
sono quelle donne che percuotono il tamburo sedute sul tram che attraversa palazzi di cemento
Ci sono donne che raccolgono erbe selvatiche ai bordi dei marciapiedi, che annusano l'aria per sapere che il tempo sta cambiando.
Ci sono donne che danzano sotto la doccia con gli occhi chiusi e la loro casa diventa un bosco e l'acqua una cascata spumeggiante
sono quelle donne che hanno il profumo addosso della libertà
quel profumo che nessun abito, nessun bagnoschiuma, nessuna città può cancellare.
Ci sono donne che lasciano impronte della loro anima selvaggia
nonostante le scarpe lucide e immacolate
le stesse donne che ascoltano il canto delle maree lontano dal mare ma vicine al proprio corpo.
Sono donne antiche, con lo sguardo sacro, il passo audace.
Sono donne moderne, mamme, imprenditrici, impiegate, mogli, single.
Ci sono donne che non hanno tempo, 
Ci sono donne che non hanno luogo,
che vivono per sempre 
fra i boschi come nel cemento
vivono la loro anima danzando alla vita e trasformando il mondo intorno.
La foresta, i tamburi, le erbe, i lupi e il canto profumato del bosco vivono in ogni passo, vivono grazie a loro.
Non cercate il selvaggio nel fitto del bosco ma nel fitto dell'anima.
Emanuela Pacifici


Siate svegli con i bambini di E. Tolle


Molti bambini provano rabbia e risentimento nascosti verso i loro genitori e spesso la causa ha origine nella non autenticità della relazione. Il bambino desidera profondamente che il genitore sia presente per lui come essere umano e non come ruolo, non importa quanto coscienziosamente questo ruolo sia interpretato. Potete fare tutte le cose giuste e mettercela tutta per il vostro bambino, ma anche se fate del vostro meglio non è abbastanza. Infatti, il fare non è mai abbastanza se trascurate l’Essere.

E come si fa a portare l’essere nella relazione con il vostro bambino? La chiave sta nel dargli attenzione. Ma vi sono due tipi di attenzione. Una potremmo chiamarla attenzione basata sulla forma, sempre collegata in qualche modo con il fare o con i criteri di valutazione. L’altra è attenzione senza forma. La prima forma di attenzione è naturalmente necessaria e ha la sua importanza, ma se è tutto quello che c’è nella relazione con il vostro bambino, manca la dimensione più vitale. In questo caso l’Essere è completamente oscurato dal fare.

Quindi, mentre ascoltate, guardate, toccate, o aiutate il vostro bambino siate “svegli”, quieti, completamente presenti, non volendo null’altro che questo momento così com’è. In questo modo state facendo spazio all’Essere. Se siete presenti non siete né madre né padre. Siete l’attenzione, la Presenza che sta ascoltando, guardando, toccando, perfino parlando. Siete l’Essere dietro al fare.
E. Tolle

La donna scheletro


Grazie Virna...
Oggi il mio invito è questo.... Che anima possa invitare animus a riunirsi. Che l'animus possa imbracciare il tamburo e intonando un nuovo suono risvegliare Anima.

LA DONNA SCHELETRO Aveva fatto qualcosa che suo padre aveva disapprovato, sebbene nessuno più rammentasse cosa. Il padre l'aveva trascinata sulla scogliera e gettata in mare. I pesci ne mangiarono la carne e le strapparono gli occhi. Sul fondo del mare, il suo scheletro era voltato e rivoltato dalle correnti.Un giorno arrivò in quella baia, dove un tempo andavano in tanti, un pescatore. L'amo del pescatore scese nell'acqua e si impigliò nelle costole della Donna Scheletro. Pensò il pescatore: "Ne ho preso uno proprio grosso!" Intanto pensava a quanta gente quel grosso pesce avrebbe potuto nutrire, a quanto sarebbe durato, per quanto tempo avrebbe potuto restarsene a casa tranquillo. E mentre stava cercando di tirare su quel gran peso attaccato all'amo, il mare prese a ribollire, perché colei che stava sotto stava cercando di liberarsi. Ma più lottava e più restava impigliata. Inesorabilmente veniva trascinata verso la superficie, con le costole agganciate all'amo.Il pescatore si era girato per raccogliere la rete e non vide la testa calva affiorare dalle onde, non vide le piccole creature di corallo che guardavano dalle orbite del teschio, non vide i crostacei sui vecchi denti d'avorio.

6 riti magici per il Solstizio d'Estate (e la notte di San Giovanni)


1. FARE UN FUOCO
Sono centinaia i riti in Italia per la notte magica di San Giovanni, ma tutti comprendono il falò purificatore per scacciare le tenebre, per celebrare la luce e il bene. Si bruciano le erbe vecchie, si salta il fuoco per avere fortuna, si mette la sua cenere sui capelli. In molte campagne si usa ancora accendere falò e ballare per scacciare il malocchio, in alcuni luoghi è stato sostituito dai fuochi d'artificio, ma anche a casa, basta poco: accendete una candela nella notte.

2. RACCOGLIERE LE ERBE GIUSTE: IL MAZZETTO DI SAN GIOVANNI
Altra tratto comune per la notte più breve dell'anno è la raccolta delle nuove erbe. Il mazzetto di San Giovanni - alcuni dicono debba essere composto da 7 erbe diverse, altri da da 9 - scaccia il malocchio, porta fortuna e, messo sotto il guanciale la notte, porta sogni premonitori. Di certo del mazzetto deve far parte l'iperico (erba di San Giovanni, detto anche scacciadiavoli) contro il malocchio, ma anche l'artemisia (cintura del diavolo) per la fertilità, la ruta, la mentuccia, il rosmarino, il prezzemolo, l'aglio, la lavanda.

3. BERE LA RUGIADA
La rugiada che copre i prati nella notte del Solstizio d'estate o di San Giovanni (il 23 giugno) porta a nuova fioritura la natura, e ha capacità di purificazione e emendazione. Camminare o sdraiarsi nei campi la mattina presto, o meglio raccoglierla (con un telo passato sull'erba per poi strizzarlo) per poi berla, allontana il malocchio e favorisce la fecondità. Anche l'acqua in un catino con a bagno le erbe di San Giovanni, o la lavanda, lasciata sul davanzale la notte del 23, si purifica e porta fortuna.


4. LA PREMONIZIONE DELL'AMORE
La notte del Sostizio è la notte della premonizione, soprattutto per quello che riguarda l'amore. Le donne che vogliono sposarsi in questa notte possono “vedere" il loro futuro marito, a seconda dei riti, nel riflesso in un pozzo, riflesso nello specchio, in sogno. Oppure rompere un uovo (meglio di gallina bianca) e versarne l’albume in un bicchiere d’acqua, da lasciare sulla finestre perché raccogliesse la rugida di San Giovanni. Il mattino, le forme composte dall'uovo avrebbe svelato il futuro marito. Ok, bisogno saperle interpretare (liberate la fantasia).

5. LA FELCE NEL TASCHINO
C'entra sempre con la raccolta, e la rugiada, ma una foglai di felce raccolta la notte e messa nel taschino, addosso, tenuta in casa, porta soldi. Si dice che nella notte la felce lasci cadere il suo seme, e chi lo trova troverà un tesoro.


6. MANGIARE LE LUMACHE
È sempre connesso all'estirpazione del malocchio, in questa notte in cui tutto si può. Le corna delle lumache sono considerate simbolo di discordia, da eliminare manginadole. In questa notte si raccolgono anche le noci che serviranno a preparare il nocino (il noce è l'albero delle streghe).

Occhio di tigre: proprietà e significato


La pietra chiamata “occhio di tigre” è un cristallo di quarzo, con splendide fasce di colore giallo dorato che lo attraversano. È un minerale potente che aiuta l’armonia e l’equilibrio, migliorando gli stati di ansia e paura. Stimola l’azione e aiuta a prendere decisioni con discernimento e comprensione, oltre che con una grande chiarezza mentale. Tradizionalmente viene usato come amuleto contro le energie negative, ed è noto per indurre al coraggio, alla fiducia in se stessi e alla forza di volontà. Esalta la creatività ed è una delle pietre che aiutano il risveglio della Kundalini.

Il canto carnatico durante la gravidanza e i suoi principi

Il canto carnatico è un canto tradizionale del Sud dell’India che Frédérick Leboyer insegna in Europa da diversi anni.
E’ molto utile praticarlo sin dai primi mesi di gravidanza perchè affina la consapevolezza della respirazione addominale, così importante in gravidanza ma nello stesso tempo molto difficile da ritrovare dopo anni di tensione della muscolatura per svariate cause, non ultima la paura della “pancia”. Un’altra parte del corpo sulla quale agisce il canto carnatico è la gola; attraverso il suono possiamo renderci conto della qualità di rilassamento della gola; è facile comprendere quanto sia importante che questa zona sia rilassata se osserviamo che, nella donna, gola e canale vaginale si “contagiano” cioè, se la gola è distesa lo è anche la zona vaginale, se la gola è contratta la stessa cosa si verifica nella regione vaginale.

Onda special...


Oggi l'onda special la dedico tutta a me ma soprattutto a chi ha reso possibile tutto questo. Grazie mamma, grazie papà. Ho scelto i migliori!!!


Oggi permetto che ciò che vuole cantare nel mio cuore canti.
Oggi permetto alla mia intuizione di guidarmi ed essere al servizio del mio sacro scopo.
Oggi permetto a ciascuna delle persone che incontro sul mio cammino di essere guidati a me dalla trama magica del mio destino.
Che io impari a camminare la mia verità
che il mio impegno sia verso l'amore e quello di far fiorire la Terra ad ogni mio passo.

La Mujer Lunar



Passare un ponte, traversare un fiume, varcare una frontiera, è lasciare lo spazio intimo e familiare ove si è a casa propria per penetrare in un orizzonte differente, uno spazio estraneo, incognito ove si rischia – confrontati a ciò che è altro- di scoprirsi senza “luogo proprio”, senza identità. Polarità dunque dello spazio umano, fatto di un dentro e di un fuori. Questo “dentro” rassicurante, turrito, stabile e questo “fuori” inquietante, aperto, mobile, i Greci antichi hanno espresso sotto la forma di una coppia di divinità unite ed opposte: Hestia e Hermes. Hestia è la dea del focolare, nel cuore della casa. Tanto Hestia è sedentaria, vigilante sugli esseri umani e le ricchezze che protegge, altrettanto Hermes è nomade, vagabondo: passa incessantemente da un luogo all’altro, incurante delle frontiere, delle chiusure, delle barriere… Divinità che si oppongono, certo, e che pure sono indissociabili. E’ infatti all’altare della dea, nel cuore delle dimore private e degli edifici pubblici che sono, secondo il rito, accolti, nutriti, ospitati gli stranieri venuti di lontano. Perché ci sia veramente un “dentro”, bisogna che possa aprirsi su un “fuori”, per accoglierlo in sé. Così ogni individuo umano deve assumere la parte di Hestia e la parte di Hermes. Tra le rive del Medesimo e dell’Altro, l’uomo è un ponte .

Jean Pierre Vernant



E’ TEMPO DI RISPLENDERE di Sara Surti



“Nel tuo cuore ci sono vecchie ferite, delusioni di persone di cui ti fidavi.. A cui hai dato tutta te stessa.. Le hai amate e hai condiviso con loro tutto ciò che avevi.. Il cuore.. I tuoi sogni.. Averi materiali.. Ciò che avevi conquistato con fatica l’hai messo alla loro portata incondizionatamente. E loro hanno preso e senza un perché se ne sono andate.
Sentiamo il tuo dolore dolce figlia..il dolore di chi ha amato e si è sentita saccheggiata, spiritualmente..

Una riflessione d'oro di Gabriele Policardo


Stamattina ho compreso una cosa molto importante facendo colazione. Avevo una fetta biscottata in frantumi. Mentre mettevo la marmellata su un’altra, si è rotta pure quella. Allora, ho incollato i pezzi della prima sulla seconda, usando come cemento la marmellata. Incredibilmente, il sistema così reggeva. Ho avuto un’illuminazione. Così funzionano molte relazioni. È inutile fuggire dalle proprie ferite, rinnegarle, nasconderle, combatterle. Ma se le accogliamo nel nostro cuore, se diamo loro spazio, se ci mostriamo con esse, accanto a esse, ecco che possiamo essere presi e amati, prendere e amare, con successo. Poiché, come la frattura di una fetta biscottata si reggeva perché combaciava con un punto sano dell’altra, e vice-versa, in ogni relazione la nostra ferita nell’anima si può reggere su uno spazio integro dell’altro; allo stesso modo, la sua crepa dolorosa si poggia e si sostiene sul punto in cui noi siamo ampi e guariti. In questo modo, nessuno deve più fuggire, nascondersi, ritirarsi. Si può vivere l’amore come un progetto di crescita, un continuo "io ci sono per te quando hai bisogno, tu ci sei per me quando ne ho io", lontani da quegli ideali astratti di perfezione e distacco che molti inseguono vanamente, rifiutando di essere completamente e meravigliosamente umani. Dopo tutto, noi siamo d’Oro.

ONDINE E APNEE DEL SONNO.



Le ondine (dal latino unda = onda) sono creature leggendarie riportate persino nelle opere sull'alchimia di Paracelso. Esse appartengono al folklore europeo, in cui appaiono descritte, in genere, come creature affini alle fate. Secondo la tradizione, le ondine sono prive di anima (e quindi è loro precluso l'accesso al Paradiso dopo la morte), ma possono guadagnarsene una sposando un uomo mortale e dando alla luce un figlio. Le ondine, presenti soprattutto nel folklore germanico, sono creature misteriose simili alle sirene greche, che talvolta attirano gli uomini nelle acque sino a farli annegare. Esse vivono nei laghi, nelle foreste o in prossimità di cascate. Sono in genere rappresentate come donne bellissime con la coda di pesce. A seconda delle tradizioni locali, sono esseri maligni, innocui, o addirittura amichevoli.
Tutte queste loro caratteristiche le hanno rese protagoniste indiscusse della letteratura e della poesia tragico-romantica. Abbiamo già avuto modo di parlare di Lorelei, solita sedere su una roccia sul Reno, da dove distraeva i pescatori con il suo canto, facendo sì che non si accorgessero dei pericoli della corrente. Assai più amichevoli erano le ondine descritte nel “Nibelungenlied”, le quali, mentre i Burgundi attraversavano il Danubio, li avvisarono della pericolosità del loro viaggio. In una storia germanica nota come Sonno dell'Ondina, Ondina è una ninfa acquatica, bellissima e immortale. Tuttavia, se si fosse innamorata di un mortale e avesse dato alla luce un figlio, avrebbe perso la sua immortalità. Ondina si innamorò di un bel cavaliere, sir Lawrence, e i due si sposarono. Al momento di scambiarsi i voti, Lawrence giurò che l'avrebbe sempre amata e le sarebbe stato fedele. Un anno dopo il loro matrimonio, Ondina partorì suo figlio, e da quel momento cominciò a invecchiare. Così come la sua bellezza fisica sfumava, Lawrence perdeva interesse verso di lei. Un pomeriggio Ondina stava camminando vicino alle scuderie quando sentì il russare familiare di suo marito. Entrata, trovò Lawrence addormentato fra le braccia di un'altra donna. Furiosa, puntò un dito verso di lui, che si svegliò di soprassalto come se il gesto l'avesse colpito realmente. Ondina allora lo maledì, proclamando: "Tu mi hai giurato fedeltà con ogni tuo respiro e io ho accettato il tuo voto. Così sia. Finché sarai sveglio, potrai avere il tuo respiro, ma dovessi mai cadere addormentato, allora esso ti sarà tolto e tu morirai!" La leggenda riportata è alla base della maledizione di Ondina, nome storico attribuito all'ipoventilazione alveolare primitiva, una grave forma di apnea del sonno. Questa malattia causa la perdita del controllo automatico del respiro. Se non curata, i pazienti affetti da questa sindrome moriranno (come l'infedele sposo di Ondina) non appena si addormenteranno, dato che durante il sonno non potranno controllare il loro respiro.

--- Fonti varie.
--- Immagine: “A Race with Mermaids and Tritons”(dettaglio), di Collier Twentyman Smithers.

PS Grazie Chiara per questa chicca :)

Il magico potere della presenza



Presenza: essere liberi e indipendenti dal tempo psicologico (passato e futuro). Si ottiene concentrando la nostra attenzione pienamente e completamente sul momento presente, su quello che viviamo nel qui e ora. Questo è inevitabile per tutti, in quanto è l’unico modo di riconoscere che noi siamo più della nostra storia personale. Un cancello si apre per noi per farci vedere un mondo libero di forme e figure al di là del mondo che conosciamo come reale.

Ramana Maharshi afferma che la presenza è il primo passo verso rivelazione reale che egli definisce come Sé.

Onda special: perché le donne quando stanno insieme sviluppano un potere enorme (DIONIDREAM)


Care ondine ieri Nadja mi ha segnalato questo bellissimo post...E' per tutte noi ondine...
Il cerchio di oggi ha una protagonista speciale...infatti oggi arriva l'onda special per Manu. Tresorina un'altra battaglia, un'altra guerra. Ragazze andiamo a vestirci dei colori dell'Amore...togliamo le scarpe, diamoci le mani, riuniamo consapevolmente le anime e cominciamo a danzare. Solo cosi', in armonia e con amore riusciremo a dare la giusta energia alla nostra cara ondina.

Prendici per mano...noi saremo con te e per te!! Lasciati avvolgere, fidati e affidati.



Il cerchio della sorellanza è una forza così potente per la salute delle donne?

 “L’amicizia femminile è un salto verso il cerchio della sorellanza, e questo cerchio può generare una forza molto potente.”
Jane Fonda

Nei tempi antichi le donne condividevano più di quanto non facciano oggi. Si incontravano per prendersi cura reciprocamente dei bambini, imparare, nutrire, guarire, celebrare e crescere. Esistevano tradizioni come la tenda rossa, che nei secoli, è stata la tenda o la capanna destinata alle donne della tribù o del villaggio durante le mestruazioni o dopo il parto, uno spazio esclusivamente femminile nel quale le donne si riunivano e soprattutto un occasione per stare insieme, al riparo dagli sguardi e dalle orecchie degli uomini, per raccontarsi, condividere, farsi forza e scambiarsi consigli.

Manuela Vigorita – “Grazie a tutti gli artisti”

Per questo ho sempre provato tanta gratitudine per chi scrive, chi dipinge, chi suona, chi dedica una vita a raccontarti qualcosa. 
Non perché siano sempre persone speciali. Sono persone. Coi loro difetti, i loro errori. 
Ho però gratitudine per la loro ostinazione, per il loro cercare su di una strada infinita. 
Perché non si sono arresi. Per il dono che lasciano e che non sempre trova ascolto, non sempre trova fortuna o amore.
Perché grazie a loro qualcosa di mio, di nostro, può continuare a cantare.
Per quella gioia pura dell'esistenza tutta che sveglia l'anima, sveglia dal sonno delle autolimitazioni, delle censure.
Perché mi ricordano che non c'è galera non c'è prigione in cui possa rinchiudersi la meraviglia dell'essere umano. Che non è una ma mille e milioni e miliardi di milioni.


Ecco. Per me la poesia è uno di quei miracoli che mi fanno amare l'essere umano. Che mi ricordano quanta meraviglia possa esistere dentro ognuno di noi, uno per uno.
Mi ricorda che non sono nata per fare guerre, accumulare beni, dettare leggi agli altri, inquinare i mari e le terre di arroganza con la mia cecità. Né per odiare chi mi è diverso, per cercare il potere o sostenerlo. 
Non sono nata per distruggere speranze, togliere orizzonti agli sguardi, far finta di niente di fronte al dolore.
Non sono nata neppure per contare i miei beni come se fossero miei, né per tacere. Né per chiudere gli occhi o morire. 
Sono nata per partecipare, con gioia. Per ricordarmi di essere insieme nella gioia della vita. Per sostenerla, farle omaggio e onore. Per arricchire gli altri di quel poco o quel tanto che ho. 
Forse, come tutti, sono nata per continuare a cercare quella bellezza che ogni poeta, ogni musicista, ogni scultore, ogni artista, ogni persona che cerca davvero con tutta se stessa mi giura. 
Mi giura che c'è.

SILENZIO di Alejandro Jodorowsky


L'unica maniera di avanzare
è estrarre l'essere dalle parole
l'atto dall'intenzione, l'emozione dal possesso
e il desiderio dal suo oggetto immaginario;
e scavando il tunnel, perdere una e mille pelli,
consumare il superfluo in una festa di fiamme,
lasciare che si sgonfino gli io parassiti,
non essere né questo, né quello,
unire i due poli in un solo cerchio,
catturare lo sguardo che sta dietro lo sguardo,
di occhio in occhio ascendere fino alla coscienza,
dove tutto l'iniettato, tatuato, copiato, falsificato
è trasportato via dal vento come uno sciame di petali.
Mente vuota, cuore pieno,
calmando il desiderio, disfacendo i nodi ciechi,
integrando l'albero blindato al bosco nudo,
mai più nel mio petto sibilerà il serpente,
mai più tra le mie gambe
il desiderio di una carne senz'anima affilerà i suoi ami,
mai più il mio corpo aspirerà ad essere una macchina eterna.
Scelgo come cammino l'impalpabile ombra e il solido vuoto,
supero lo specchio che compara, demolisco la piramide degli antenati
che porto incrostata sulla schiena
incatenandomi a un tempo stagnante.
Scavando fino in fondo a me stesso
giungo all'origine, dove la parola si dissolve:
piacere incessante, orgasmo eterno,
silenzio che è la somma di tutte le musiche.
 - Viaggio Essenziale

A te di Virna Trivellato

A TE
A te che hai camminato sentieri polverosi, che ti hanno imbrattato le mani e il respiro.
A te che a volte hai scelto di non sentire il cuore, perché sentirlo ti faceva paura.
A te che hai percorso strade straniere e osservato vite fermarsi.
A te che hai comandato uomini e pensieri.
A te che ti sei fermato ad un angolo di strada a condividere il tuo pane con qualcuno che aveva fame.
A te che hai sentito che se avessi ascoltato la tua essenza avresti potuto sporcarti di fango i vestiti ma non l'anima.
A te che sei arrivato da un pianeta lontano per portare il dono della tua presenza.
A te che hai scavalcato oceani di spazio e di tempo per ritrovare chi amavi.
A te che sei finito più volte in ginocchio e hai sempre lottato per rialzarti.
A te che hai sentito la tua missione accendersi nel cuore e fai di tutto per seguirla.
A te che forse giri ancora intorno ad un dolore antico, per cercare la forza di guardarlo negli occhi senza restare pietrificato.
A te che hai aperto un dono con le mani che tremavano per l'emozione di incontrare amore.
A te che spesso ti ritiri nel silenzio dove voci del passato e nuove aperture si mescolano.
A te che forse qualche volta ancora non ti riconosci.
A te io voglio dire che oggi sono qui che cammino lungo la sponda del mio fiume e proseguendo nel mio fluire osservo i tuoi passi in silenzio e da lontano.
A te io voglio dire che onoro il tuo sentiero e tutto quello che comporta, tutto ciò che è stato e tutto quello che sarà.
A te voglio dire che dono prezioso sia stato il nostro incontro e che grande ricchezza ha lasciato nel mio cuore.... 
A te voglio dire che mi riconosco in tutto quello che ho visto... Tu in fondo non sei mai esistito per come sei, perché tu sei Me.
E ora che lo so tutto è diventato limpido.
Ora, nel punto preciso dove ti ho sentito in me, stanno sbocciando prati di fiori e universi di pianeti...
Ora, dove è rimasto un frammento di ieri, io sento germogliare nuova vita e nuove stelle.
Grazie.