Il codice dell'Anima - Hillmann


Voglio che riusciamo a vedere come ciò che fanno e che patiscono i bambini abbia a che fare con la necessità di trovare un posto alla propria specifica vocazione in questo mondo. I bambini cercano di vivere due vite contemporaneamente, la vita con la quale sono nati e quella del luogo e delle persone in mezzo a cui sono nati. L’immagine di un intero destino sta tutta stipata in una minuscola ghianda, seme di una quercia enorme su esili spalle. E la sua voce che chiama è forte e insistente e altrettanto imperiosa delle voci repressive dell’ambiente. La vocazione si esprime nei capricci e nelle ostinazioni, nelle timidezze e nelle ritrosie che sembrano volgere il bambino contro il nostro mondo, mentre servono forse a proteggere il mondo che egli porta con sé e dal quale proviene.

Il codice dell’anima è il celebre saggio in cui Hillman espone la teoria della ghianda spiegando come essa influisca sulla nostra vita. Dentro ognuno di noi, già alla nascita, vi è un seme unico e distinto che ci chiama a realizzare qualcosa di altrettanto unico e distinto: è la ghianda che racchiude in sé il potenziale destino di quercia.
In alcuni la chiamata sembra più forte che in altri, ma anche se non la ricordiamo, anche se la sua voce si è persa nelle maglie della vita adulta, in realtà non ci abbandona mai. È sempre dentro di noi e quando alla domanda “Cosa vorresti fare nella vita?”, rispondiamo “Non lo so”, inconsapevolmente stiamo mentendo.


Per ritrovarla dobbiamo ripercorrere la nostra biografia, la storia vissuta fino a oggi e focalizzarci sull’infanzia perché è lì che per primo il daimon si è manifestato: in ciò che ci piaceva fare, nel tipo di carattere con cui siamo venuti al mondo.
Torniamo per un po’ il bambino/a che siamo stati e permettiamoci di esserlo, di ricordare cosa catturava la nostra attenzione, con quale sfumatura facevamo esperienza della vita, quali giochi amavamo e quali evitavamo.