Quando Dante scrive — in conclusione della sua Commedia — che l’amore muove il sole e le altre stelle, afferma una verità fisica. Tutti i giorni osserviamo come questa potente forza possa far rinascere o distruggere una persona. In realtà non è l’amore a uccidere: è qualcosa che viene chiamato con lo stesso nome ma non lo è. «L’amore è sofferenza, l’amore è sacrificio, l’amore è dolore»: sono false credenze che ci inculcano fin da piccoli, spesso difficili da disintegrare, in molti casi all’origine di veri drammi. L’amore è invece un’energia intelligente, che include tutto e tutti, che tende verso l’armonia collettiva e ha una forza invincibile, seppur non di rado misteriosa e criptica. C’è amore tra un carnefice e una vittima. C’è amore in situazioni violente, perverse, drammatiche. C’è amore nella separazione e sempre anche nella rabbia. L’amore di chi ama di più. Solo che è un amore più profondo, che agisce su livelli invisibili e non è buono né cattivo. È giusto. È equo. È superiore. La nostra comprensione può arrivare solo fino a un certo punto: i progetti dell’Anima sfuggono sempre alla ragione, così come restano in gran parte segreti i movimenti del destino e della Coscienza. C’è amore anche dove non lo sappiamo leggere, dove non ce lo aspettiamo, dove le nostre idee, convinzioni, leggi familiari, condizionamenti c’impediscono di riconoscerlo. Per questo la sua divina potenza è ingovernabile e imprevedibile. L’amore è gravitazione celeste, è energia allo stato puro ma di uno stato più sottile. Incanalato nella gravitazione umana, succede di frequente che la sua vibrazione superiore sia troppo forte per essere contenuta, sopportata, accolta. Entra allora in gioco la paura. La fuga. La dissoluzione.
Tutti gli amori iniziano felici. L’anima è immersa finalmente in un bagno di energia, respira amore puro — la sua vera natura — e i due amanti s’illuminano a vicenda. Per un tempo più o meno breve, le strutture antecedenti vengono abbattute, cosicché schemi, divieti, memorie e, banalmente, l’esempio di chi ci ha preceduto, vengono oscurati da questa grande luce. Ma le dinamiche irrisolte, i segreti familiari, i sospesi, i traumi gravi, le leggi e le fedeltà vanno onorati: l’amore sembra allora ritirarsi come una marea e lasciare sulla spiaggia dell’esistenza vecchi e nuovi relitti. Il primo di questi, il più frequente, è proprio la fedeltà alla storia familiare: «Mamma, io non sarò più felice di te per non perdere il tuo amore.» Uno dei movimenti che osservo con maggior frequenza, riguarda la pulsione di morte. Scopriamo che molti fuggono da un amore vero, totale, incondizionato, perché entra nella loro vita come un’interferenza verso il loro moto di attrazione per la morte. Qui si vede quanto l’amore sia in realtà un’energia vitale, che riconnette alla gioia e provoca guarigione, benessere, serenità, leggerezza. Quando due si fanno del male, quando si sfuggono, si sfiniscono, si feriscono, è un avvitamento verso l’abisso che allontana dalla vita e la dissacra. Occorre molto lavoro su di sé, molto impegno, costante, disciplinato, entusiasta, per fare dell’amore il progetto della nostra vita. Per dire a lui, prima che ad altri, il nostro «Sì.»
(Gabriele Policardo)