L’immaginazione é il passaporto che noi ci costruiamo per entrare nel mondo della realtà


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Ho finito il libro, è una storia toccante. È comico perché lui vuole fare tante cose ma non riesce a fare niente, odia le falsità e sa solo mentire agli altri, vuol essere voluto da tutti ma è solo pieno d’odio e completamente egocentrico. In altre parole il ritratto piuttosto fedele di un adolescente maschio. E, quello che trovo più inquietante, non del libro in sé ma dell’alone che lo circonda, è questo. Il tema centrale è la paralisi. Il ragazzo non riesce a funzionare e alla fine quando sta per scappare e cominciare una nuova vita si mette a piovere, e lui rinuncia. Ora, non c’è niente di male a scrivere della paralisi emotiva e intellettuale. Potrebbe anche essere, grazie a Cechov e a Samuel Beckett, il grande tema dei nostri tempi.
Le ultime straordinarie battute di ‘Aspettando Godot’: “Andiamo, sì, andiamo”. Didascalia: i due non si muovono. Beh, l’alone che circonda questo libro che forse dovrebbe essere letto da tutti tranne che dai ragazzi è questo.Il libro deforma come in uno specchio e distorce come in un altoparlante rotto una delle grandi tragedie del nostro tempo, la morte dell’immaginazione. Perché cos’altro è la paralisi? L’immaginazione è stata così svilita che a un certo punto, l’immaginazione, anziché essere il perno della nostra esistenza, oggi è sinonimo di qualcosa che è totalmente al di fuori di noi, come… come la fantascienza o che so io, l’uso delle fettine di mandarino o di arancio sulle braciole crude di maiale (ecco, una ricetta estiva fantasiosa). E ‘Guerre Stellari’, così pieno d’immaginazione, e ‘Star Trek’, così pieno d’immaginazione, e ‘Il Signore degli Anelli’, tutti quei nanetti, quanta immaginazione.Oggi l’immaginazione ha cessato di rappresentare il nostro collegamento, il collegamento più profondo tra la vita interiore e il mondo che è al di fuori, in cui viviamo tutti. Cos’è la schizofrenia se non lo stato in cui quello che c’è qui dentro non corrisponde a quello che c’è di fuori? Perché l’immaginazione è diventata un sinonimo di stile? Io ritengo che l’immaginazione sia il passaporto che noi ci costruiamo per entrare nel mondo della realtà. Io credo che l’immaginazione sia solo un altro modo di definire l’unicità di ognuno di noi. Jung dice: il peccato più grave è la mancanza di coscienza. Il giovane Holden dice: quello che mi fa più paura è la faccia dell’altro. Non sarebbe tanto male se potessimo essere tutt’e due bendati. Eh, molte volte le facce che abbiamo di fronte non sono quelle degli altri, ma sono le nostre. Ed è la peggior forma di vigliaccheria questo avere così tanto paura di se stessi da coprirsi gli occhi piuttosto che affrontarsi. Guardarsi in faccia, è la cosa più difficile. L’immaginazione è un dono di Dio per aiutare a rendere questo autoesame sopportabile”. 

Tratto da  “Sei gradi di separazione” (1993) di Fred Schepisi, tratto dall’omonima commedia teatrale di John Guare.