Nella Divina Commedia, Dante affida a Virgilio e al suo dialogo con Catone l’Uticense il suo prezioso verso “libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta.” Catone aveva preferito infatti morire che rinunciare alla libertà, alle soglie di una dittatura. Una scelta estrema, un gesto poetico, una riflessione profonda sulla vita e sul destino. Quel mondo era epico, fatto di azioni fortemente simboliche, di sentimenti assoluti.
Nel corso dei millenni, con il passare dei secoli, dittatura dopo dittatura, siamo finiti col trovarci in un mondo in cui noi stessi rinunciamo alla nostra libertà, sedotti da un costante appagamento di piccoli e trascurabili bisogni; circondati da un benessere e da un’abbondanza che in verità mascherano, sotto il cumulo di oggetti, tecnologie e mezzi per produrre una spensieratezza fittizia, il malessere e la povertà d’anima di cui si nutre il consumismo e su cui si regge il dominio politico-economico. Questo modello così potente e monolitico, finalmente, ha iniziato a mostrare crepe sempre più profonde.
Ogni giorno, centinaia di persone “guardano dentro e si svegliano” — per dirla con Carl Gustav Jung — riprendendo i contatti con la parte più profonda, vera e divina di Sé. Quella sfera celeste che è racchiusa nel cuore di ciascuno, quella molecola di Dio del quale ognuno è specchio. Finalmente, dopo aver brancolato nel buio e scontato con la solitudine il nostro modo “diverso” di considerare l’Amore, la Vita e le sue priorità, non solo stiamo assistendo a un movimento sempre più ampio e profondo di libertà e bellezza: ci stiamo accorgendo che, invisibilmente, stiamo creando intorno a noi una rete e questa rete è sempre più ampia, forte e trasmette con sempre maggiore chiarezza e velocità.
Per questo oggi vi auguro di essere liberi non solo da ciò che all’esterno tenta da sempre di costringerci all’infelicità, alla massificazione, alla sconfitta, quanto da quelle catene che ogni individuo, nella propria anima, tiene ferme e fitte, rifiutandosi di voltare la testa nella direzione in cui i suoi occhi — abituati a millenni di tenebre — intravedono la luce. Ci può essere la più feroce delle persecuzioni e il più scellerato dei regimi — oggi come non mai, questo è evidente. Ma tutti possono voltare il capo, spezzare le catene e seguire quel raggio di sole che, presto o tardi, li condurrà inesorabilmente all’uscita della caverna.
Buon 25 aprile nel profondo, a tutti Voi.
Gabriele Policardo