Studi recenti mostrano che lavorare a maglia ha effetti positivi sulla salute: rende i dolori cronici più tollerabili, rafforza le difese immunitarie, e abbassa tensione e stress favorendo un maggior benessere. Ecco perché l’Associazione Gomitolo Rosa promuove la Knitting Therapy (terapia attraverso il lavoro a maglia) per sostenere chi sta affrontando una malattia. L’impiego di lana italiana permette inoltre di utilizzare un prodotto oggi in disavanzo e difficile da smaltire.
È un filo di calda lana italiana quello che unisce i mondi della pastorizia e quello sanitario, apparentemente lontani tra loro; due mondi che hanno pari dignità e valenza sociale, due mondi che si fondono in un’unica entità di protezione dell’ambiente e di sostegno a chi è colpito dalla malattia.
La lana delle pecore biellesi, come quella abruzzese, sarda e di altre regioni italiane, veniva un tempo filata quasi in ogni famiglia. Quella in esubero veniva usata per rendere più morbidi i materassi o per produrre oggetti in feltro, come calde pantofole.
L’abitudine alla lavorazione della lana è andata però svanendo nel tempo, a fronte del diffondersi di una sempre maggior morbidezza e dell’incapacità di affrontare la relativa ruvidezza delle lane autoctone. L’allevamento delle pecore, invece, ha subito addirittura un’accelerazione per l’accresciuta domanda di carne ovina, soprattutto da parte della crescente immigrazione di religione musulmana.
Ciò che un tempo per gli allevatori era considerata una ricchezza, la lana, è diventata oggi un costo. Infatti a ogni primavera inoltrata le pecore devono essere tosate, ma il vello rasato non è più appetibile sul mercato e se non viene venduto è considerato dalla legge italiana un “rifiuto speciale”: il pastore non può abbandonarlo nei campi, pena l’inquinamento del suolo, né bruciarlo, pena l’inquinamento dell’aria. Il problema parrebbe quindi non avere soluzione.
A queste difficoltà degli allevatori oggi gli specialisti dei relativi settori cercano di rivalutare la lana e produrre del materiale pregiato per lavorarlo ad arte.
Da oltre vent’anni esiste l’Agenzia Lane d’Italia costituita per promuovere l’utilizzo delle lane autoctone, che andrebbero vendute sottocosto per eccesso di disponibilità o distrutte poiché non ritenute idonee al mercato.
Gomitolo Rosa onlus ha scelto un impiego finalizzato a raccogliere la maggior quantità possibile di lana, trasformarla in gomitoli di vari colori secondo un codice internazionale che attribuisce a ogni malattia un colore differente, e offrirla ai pazienti come terapia di supporto.
Attualmente i gomitoli sono di colore: azzurro cielo, per la consapevolezza del cancro alla prostata; bianco, per ALCASE Italia per vincere il cancro del polmone; ottanio, per ACTO onlus Alleanza contro il tumore ovarico; rosa, per la consapevolezza del tumore al seno e verde smeraldo, per la consapevolezza del cancro al rene, ma presto altri ne saranno aggiunti.
Con questi caldi gomitoli colorati, l’Associazione ha elaborato il progetto Knitta la lana, scalda la vita a cui ha aderito per prima la Radiologia Senologica Clinica Mangiagalli della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, per sostenere le donne che, in attesa del referto di un esame importante come la mammografia, vivono momenti d’ansia.
La knitting therapy è portata in Ospedali, Strutture ed Enti, ovunque ci siano pazienti e/o famigliari in tensione per le terapie, le attese, le prospettive future.
In persone prive di patologia, punti e cuciture si trasformano in alleati della salute perché stimolano le connessioni neurologiche, le mantengono attive e creano un rilassamento che influenza la sfera emotiva e incrementa la felicità percepita. Inoltre ne trae giovamento la memoria, effetto creato peraltro anche da altre attività, quali la pittura, il giardinaggio…
Nei malati, soprattutto oncologici, a cui non è possibile proporre in Ospedale o strutture similari altre attività che presuppongano materiali ingombranti né attività fisicamente impegnative, il lavoro a maglia è invece l’unica occupazione proponibile che influenzi la sfera emotiva fungendo da potente antistress.
gomitolo4Lo sferruzzare consente in effetti di distogliere l’attenzione dalla situazione che genera ansia e paura, attenuando l’angoscia che la malattia porta con sé. Per la necessità di doversi concentrare sul movimento e di dover seguire un ritmo con gesti continui e ripetuti, il tricottaggio induce infatti alla distensione e a una sensazione di tranquillità, elementi essenziali per ridurre angosce ed inquietudini, contribuendo a estirpare la malattia anche dall’anima.
Per la nostra Associazione scoprire in tempo una malattia, soprattutto un tumore, significa vincerlo. E avere un sostegno durante la cura significa superare l’ansia, ritrovare l’equilibrio delle emozioni, la gioia e la speranza nella vita.
Per attestare la valenza della Knitting therapy, secondo il metodo scientifico che vuole procedimenti metodici e rigorosi attraverso attività organizzate, che conducano a una conclusione, oggettiva, affidabile,verificabile e condivisibile, è stato stilato il Primo Progetto di Ricerca per la valutazione degli effetti del lavoro a maglia nei reparti di radioterapia, elaborato dalla dott.ssa Valentina Furno, psicologa psicoterapeuta della Fondazione Edo ed Elvo Tempia e dalla dott.ssa Cristina Civilotti, psicologa assegnista di ricerca post-dottorato dell’Università degli Studi di Torino.
I Centri che hanno aderito al progetto, che attualmente è in attesa dell’approvazione del Comitato Etico dell’Istituto Tumori di Milano, sono la Radioterapia dell’Ospedale di Biella, la Radioterapia dell’Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico di Candiolo, la Radioterapia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e il Dipartimento Diagnostica per Immagini e Radioterapia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della salute e della Scienza di Torino.
Attraverso la costruzione e la messa a punto degli strumenti di ricerca, la raccolta dei dati, la produzione sperimentale di percorsi tecnici, secondo protocolli e procedure prestabiliti, conseguentemente la tabulazione, l’analisi, l’elaborazione dei dati e la fissazione dei risultati in maniera che siano chiaramente comunicabili e rappresentino una documentazione attendibile nei limiti dell’oggetto della ricerca e dei procedimenti adoperati, si potrà così attestare a livello scientifico che la terapia del lavoro a maglia è parte della terapia, è una terapia di sostegno utile per fronteggiare gradualmente e positivamente il disagio conseguente la patologia.
Articolo a cura di Gomitolo Rosa onlus in collaborazione con Anima.TV