Siamo la felicità che stiamo cercando


Con un po’ di attenzione e, soprattutto, liberandoci da fuorvianti pregiudizi, sarà possibile riconoscere di essere la felicità e la pace che stiamo cercando.
Nella vita vissuta fino ad ora, per quanto fugaci possano essere stati, abbiamo certamente sperimentato “momenti” di felicità, di pace, di gioia, di serenità.
Provando ad analizzare lucidamente simili momenti, non sarà difficile rendersi conto di come, nella maggior parte dei casi, si siano verificati in concomitanza alla “realizzazione di un desiderio”.
Provate a ricordare alcune situazioni, momenti, periodi della vostra vita in cui vi siete sentiti “felici”: sono convinta sarà quasi immediato associare molti di tali episodi al raggiungimento di un obiettivo, alla realizzazione di un desiderio, al compimento di un’aspettativa, alla concretizzazione di un sogno.

Ebbene, anche in questo caso, prendendo a prestito il titolo di un meraviglioso brano di Franco Battiato, “niente è come sembra”: la felicità sperimentata in simili momenti non deriva, come potrebbe sembrare, dalla realizzazione di un desiderio, ma dalla sua fine. Ciò che in simili momenti accade, è che il desiderio, arrivato al suo compimento, si dissolva, cessi di esistere, ed in questo modo, sgombrando il campo dalla sua presenza, permetta alla pace, alla gioia, alla felicità di cui siamo fatti, di rivelarsi.

La felicità si manifesta nell’assenza di desideri.

La conferma di ciò che sto evidenziando, potrebbe essere trovata in altri momenti in cui, a differenza di quelli descritti fin qui, il senso di felicità sperimentato, non ha alcuna apparente causa o motivazione.


Anche questa è un’esperienza che può essere accaduta a molti e dalla quale, con una più attenta osservazione, si può trarre un’essenziale comprensione: esaminando ognuno di questi momenti, che potrebbero essere descritti come “senza tempo”, in cui un senso di pace e di serenità ci può cogliere all’improvviso, senza ragione e inaspettatamente, fra l’altro dileguandosi immediatamente di fronte al nostro tentativo di “afferrarlo”, non sarà difficile rendersi conto di come tali “istanti” siano “liberi” da desideri o aspettative, da pensieri riguardanti il passato o il futuro, accadano cioè in una condizione che potrebbe essere descritta come “senza mente”, “fuori dal tempo”, in un “qui e ora” che sfugge a qualsiasi definizione e che si dissolve con il tentativo di aggrapparvisi.

In simili momenti, la nostra Essenza non viene oscurata dall’attività della mente e “si rivela” per ciò che è: felicità, pace, eternità, bellezza, amore.

Questa Essenza è tutto ciò che esiste, è il parmenideo “Essere che è e che non può non essere”, è Ciò che siamo anche quando “non sappiamo” di esserlo, anche quando ci identifichiamo con il nostro corpo e la nostra mente, immaginandoci come un’entità limitata in cui è “racchiusa” una coscienza, che crediamo separata da quella degli altri e assente negli oggetti del mondo.

Da tale illusoria identificazione, generata, vale ripeterlo, da un “pensiero”, da un “pregiudizio” costruito dalla mente e quasi mai messo in discussione (fino a che, come sta succedendo qui, qualcuno o qualcosa ci invita a farlo), deriva tutta la sofferenza psicologica degli esseri umani: se tralasceremo di indagare con impegno e lucidità la realtà della nostra natura, per tutta la vita rimarremo convinti di dover “cercare la felicità” raggiungendo obiettivi, realizzando sogni, concretizzando aspettative, salvo poi ritrovarci, anche in caso di successo, a dover ben presto ricominciare a cercare.

Il paradosso è che proprio tale ricerca, con i desideri, le ambizioni, i progetti, le aspettative che necessariamente implica, oscura e copre la felicità che sta inseguendo.

La copertura è soltanto “apparente”, proprio come un film solo “apparentemente” copre lo schermo di cui è in realtà costituito, ma impedendoci di riconoscere la nostra natura di pace e felicità, diventa causa di tanta sofferenza.

La totale accoglienza di ciò che accade per come accade, se realmente sperimentata, deriva dal riconoscimento della nostra vera natura, cioè dalla consapevolezza che tutto è come deve essere e che “non manchiamo di nulla”; in questa condizione di totale apertura e accettazione nei confronti di ciò che è, che, inevitabilmente, implica l’assenza di desideri, sarà possibile vivere il pieno contatto con la pace, la bellezza, la felicità, l’amore di cui siamo fatti e che risultano oscurate dalla convinzione di doverle cercare altrove.

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