Le sette dee dentro la donna


Carl Gustav Jung descrisse l’Archetipo:

“Nessun archetipo è riducibile a semplici formule. L’archetipo è come un vaso che non si può svuotare né riempire mai completamente. In sé, esiste solo in potenza, e quando prende forma in una determinata materia, non è più lo stesso di prima. Esso persiste attraverso i millenni ed esige tuttavia sempre nuove interpretazioni. Gli archetipi sono elementi incrollabili dell’inconscio, ma cambiano forma continuamente”
Gli archetipi sono modelli di comportamenti istintuali contenuti nell’inconscio collettivo, sono responsabili delle principali differenze che distinguono le donne fra loro, ed ogni donna è il personaggio principale nell’intreccio rappresentato dalla storia della propria vita.

Ciò che realizza una donna può non avere senso per un’altra: a seconda della dea che agisce in lei, in un essere femminile sono presenti più dee e più la personalità è complessa, maggiore è la possibilità che le dee attive siano più di una; ciò che soddisfa una parte di lei può apparire insignificante a un’altra parte. Quando nella psiche della donna queste dee sono in competizione, lei deve decidere quale aspetto di sé esprimere e quando, per evitare di trovarsi confusa ed in balia delle proprie indecisioni.

E’ importante sottolineare che l’ambiente sociale, familiare, culturale possono influenzare il manifestarsi nella bambina di un archetipo, anche se è quello principale, e ciò può portare la donna a vivere un senso di inadeguatezza e sofferenza, in quanto deviata dalla sua vera essenza interiore. Le aspettative della famiglia verso la figlia possono rinforzare alcune divinità e reprimerne altre.
Nel momento in cui dee diverse si contendono la supremazia, come accade in periodi di cambiamenti ormonali (mestruo, gravidanza), i “cambiamenti” di dea possono provocare conflitto e confusione.

Studiando le caratteristiche delle singole dee, la donna può rendersi conto che un archetipo che le sarebbe utile, in lei non è ancora sviluppato: è possibile allora “invocare” quella dea, facendo uno sforzo cosciente per avvertirne la presenza, contattandola attraverso l’immaginazione, e quindi chiederne la forza di cui è portatrice.

Gli archetipi femminili prendono in esame la mitologia greca e vengono distinti due gruppi di dee:

1. Dee vergini – Artemide, Atena, Estia

Rappresentano le qualità femminili dell’indipendenza e dell’autosufficienza, gli attaccamenti emotivi non le distolgono da ciò che ritengono importante, non agiscono da vittime e non soffrono.
L’aspetto della dea vergine rappresenta quella parte di donna che l’uomo non riesce a possedere o “penetrare”, non viene toccata dal bisogno di un uomo o dalla sua approvazione, che esiste di per sé interamente separata da lui.

2. Dee vulnerabili – Era, Demetra, Persefone

Rappresentano i ruoli tradizionali di moglie, madre e figlia. Dee la cui identità ed il benessere dipendono dalla presenza, nella loro vita, di un rapporto significativo; ciò che le motiva è la gratificazione del rapporto, approvazione, amore, attenzione. Sperimentano la possibilità di crescita attraverso la sofferenza e spesso reagiscono con vittimismo.

In una categoria a parte troviamo Afrodite dell’amore e della bellezza, viene definita dea alchemica in riferimento al processo magico o potere di trasformazione che lei sola possedeva.


Artemide
Il mito: nota come Diana (dai romani) era la dea della caccia, della luna, della vita selvaggia, molto legata agli animali ed alla natura, con cui era in totale comunione spirituale. Le donne si rivolgevano a lei nel momento in cui partorivano perchè l’aiutassero ad alleviare il dolore, lei che dal dolore non veniva sfiorata.

L’archetipo: agiva in maniera rapida e decisa, per portare protezione e soccorso a chi si rivolgeva a lei, e rapida nel punire chi la offendeva. Si sentiva a suo agio la notte. Personificazione dello spirito femminile indipendente.

La donna: colei che incarna questo archetipo porta in sé un senso di completezza “so badare a me stessa” che le permette di agire da sola. La sua identità ed il senso del proprio valore non dipendono da un uomo, ma da “ciò che è” e ”ciò che fa”. Manifesta molto coraggio nell’affrontare gli ostacoli.
La competitività stimola la sua eccitazione per la ”caccia”. Capacità innata di concentrarsi intensamente su ciò che lei considera importante al fine di raggiungere i propri obiettivi. Si può definire ostinata ed esploratrice. La donna Artemide tende a vivere sentimenti forti in relazione alle cause ed ai principi che sostiene (femministe, attiviste politiche…). Se da piccola viene ostacolata nella manifestazione della sua personalità Artemide, la donna svilupperà un senso di inadeguatezza.
L’età adulta porta questa donna ad aver acquisito un’esperienza sessuale come espressione della sua tendenza ad esplorare, ed a collezionare (caccia) avventure. Anche se sposata mantiene la propria indipendenza, arrivando a costruire un rapporto paritario con il marito. Predilige lavori che le permettono un avanzamento di carriera, e in cui possa manifestare tutte le sue qualità.

Aspetti negativi: disprezzo per la vulnerabilità, rabbia distruttiva verso le persone che possono veramente ostacolare il raggiungimento di un suo obbiettivo. Spesso questo tipo di donna emana un senso di inaccessibilità, freddezza, spietatezza verso chi le causa un torto; quando vuole raggiungere un risultato utilizza tutte le sue risorse, anche se questo può portare a ferire altre persone.

Aspetti da integrare: la donna deve sviluppare il suo potenziale inconscio, la sua recettività, acquisire la capacità di trasformare l’esperienza vissuta dandole un contenuto personale, e non viverla solamente come una conquista. Dovrebbe imparare ad amare ed a prendersi cura di un altro essere; accettare la vulnerabilità nelle altre persone, senza giudicarle.

Atena
Il mito: dea greca della saggezza e dei mestieri, dai romani detta Minerva. Nota per le strategie vincenti e per le soluzioni pratiche.

L’archetipo: come archetipo, rappresenta il modello seguito dalle donne razionali, governate dalla testa più che dal cuore. Capacità di mantenere il controllo in situazioni difficili o d’emergenza, mettendo a punto strategie adeguate che portano la donna ad agire con la determinazione di un uomo. Dea vergine che però cercava la compagnia e l’alleanza con l’uomo. Archetipo che porta la donna a tenere sotto controllo gli eventi, a considerare gli effetti e modificare il corso di un’azione nel momento in cui essa appare improduttiva.

La donna: appare obbiettiva, impersonale e capace. La donna Atena è quella che apre il cofano della macchina ed aggiusta il guasto. L’organizzazione le viene naturale, risulta essere una lavoratrice instancabile, predilige i lavori in cui mente e mani lavorano assieme. Colei che incarna questa dea vive nella mente e spesso non è in contatto con il proprio corpo. Se ostacolata da piccola nel manifestare questo archetipo, da adulta può reprimere ciò che prova, ed indossare una corazza protettiva, diventando insensibile ai sentimenti, perché altrimenti non si sente al sicuro.
I rapporti con gli uomini sono più a livello di amicizia o collaborazione, di solito impara a fare l’amore con grande maestria, anche se non sa cosa significhi spingere il corpo fino al limite. Se si sposa crea un rapporto di solidarietà più che un’unione appassionata, diventa la consigliera del marito e non è gelosa, a meno che non venga messo in pericolo il suo matrimonio, se vede che ciò non può accadere accetta anche la presenza di un’amante.

Aspetti negativi: intimidisce gli altri, ha il potere di rendere sterili le esperienze altrui se non le ritiene importanti può trasformare una conversazione in uno scarno resoconto di particolari, essendo molto nella mente; può mostrare mancanza di sensibilità e nasconde la sua vulnerabilità con autorità e critica. Rischia di dedicarsi sempre al lavoro, e di non staccare mai la mente.

Aspetti da integrare: non è mai stata bambina, deve imparare ad affacciarsi alla vita con l’innocenza e lo stupore di un bimbo, imparando a lasciarsi andare alle proprie emozioni attraverso la risata ed il pianto, e accettando anche di farsi abbracciare.

Estia
Il mito: dea del focolare dai romani detta Veste. Presenza avvertita a livello spirituale come fuoco sacro che riscalda e protegge. I rapporti sessuali di una vestale con un uomo profanavano questa dea, e come punizione veniva sepolta viva.

L’archetipo: come archetipo conferisce alla donna un senso di purezza, completezza, portatrice di verità, ed il senso di una visione spirituale profonda. Quest’ultimo aspetto le dona la capacità di concentrarsi sull’esperienza soggettiva interna, la sua percezione avviene attraverso lo sguardo interiore e l’intuizione.
La modalità estiana ci permette di stabilire un contatto con quelli che sono i nostri valori, mettendo a fuoco ciò che è significativo a livello personale.

La donna: ama la solitudine e dedicarsi alla pulizia della casa, attraverso i lavori domestici porta ordine dentro di sé, ed è molto soddisfatta quando tutto è in ordine e pulito. La donna Estia predilige ambienti religiosi o percorsi spirituali anche rigidi.
Il suo io non è alla ribalta non nutre ambizioni e non è legata a ciò che la circonda, ma al suo mondo interiore. Questo tipo di donna è silenzioso, non invadente, la sua presenza crea un’atmosfera di calore ed ordine che dà un senso di pace. La bambina con questo archetipo che si trova in un ambiente familiare conflittuale, tende a chiudersi nel suo mondo interiore e coltiverà un senso di isolamento.
La sessualità non è un aspetto importante nella sua vita: se sposata nei rapporti intimi non sarà attiva e non ne sentirà la mancanza se rari, manifesta il desiderio di essere cercata, e risulta essere una buona moglie; comunque la donna Estia si sente realizzata anche senza la presenza di un uomo. Nel lavoro non è competitiva e risulta essere molto affidabile. La pratica della meditazione può gradualmente attivare o rinforzare l’ascendente di Estia, la dea introversa che coltiva il suo mondo interiore.

Aspetti negativi: donna soggetta alla solitudine e all’isolamento. Le manca la capacità di imporre le proprie ragioni se scontenta o svalutata, subendo passivamente ciò che le accade; la solitudine che la donna Estia apprezza molto può diventare abbandono se le persone da lei amate, ignorando i suoi sentimenti, la lasciano. Se privata di sicurezza e stabilità date da situazioni istituzionalizzate, può sentirsi senza protezione (chiesa, matrimonio). Difficoltà ad avere rapporti con gli altri se non è in un luogo a lei familiare, infatti ad una festa può sentirsi goffa, timida, inadeguata.
Fra tutte le divinità, Estia, era l’unica a non essere rappresentata con sembianze umane, le mancava un’immagine o una Persona (*).

Aspetti da integrare: dovrebbe imparare ad esprimere i sentimenti in modo da farli arrivare alle persone che le sono care, arrivando ad acquisire una “Persona”; ed imparando a proporsi in maniera affermativa.
E’ importante che cerchi di slatentizzare il suo “animus”, cioè la sua dimensione maschile interna che può aiutarla a passare all’azione nelle situazioni difficili; questo le permetterebbe di essere chiara e capace di affermare il proprio sentire. 
La donna Estia deve fare attenzione a non essere sopraffatta dal suo aspetto intellettivo (logos), che la può portare ad un’indagine scientifica della sua esperienza interna.

Era
Il mito: la maestosa, regale, splendida Era, che i romani conoscevano come Giunone, era la dea del matrimonio.
Si narra che era moglie di Zeus, il quale era molto infedele, ma lei rivolgeva la sua rabbia furiosa contro le amanti, piuttosto che verso il marito. Era, dea che fu riverita ed oltraggiata, onorata ed umiliata, possiede attributi positivi e negativi assai più marcati di altre dee.

L’archetipo: archetipo che rappresenta una forza di potente intensità, sia nella gioia che nel dolore.

La donna: la donna che veste questo ruolo si sente incompleta senza un compagno, ed una volta sposata intende rimanere tale nella buona o nella cattiva sorte. Le piace fare del marito il centro della propria vita, e spesso sposa un uomo che rappresenta sia una creatura bisognosa di calore, sia un uomo potente. Se da piccola vive in una famiglia dove non regna l’armonia, la donna Era farà di tutto per sposarsi, al fine di costruire lei una situazione familiare in cui si senta protetta, e dove possa concretizzare l’ideale che ha del matrimonio.
La sessualità va di pari passo al matrimonio, generalmente arriva vergine all’altare, quindi la sua scoperta della sessualità dipende da ciò che le trasmette il marito. Per lei il lavoro è un aspetto secondario della vita, quindi farà di tutto per conciliarlo con la vita matrimoniale. In genere la donna Era non da molta importanza alle amicizie e di solito non ha un’amica del cuore.
La donna Era reagisce alla perdita e al dolore con la collera e con l’attività (spesso andandosene), inoltre cade nel vittimismo che la fa sentire potente anzichè rifiutata.

Aspetti negativi: può restare prigioniera fra archetipo e cultura, infatti per non andare contro al credo religioso, preferisce portare avanti un matrimonio all’insegna della sofferenza. La donna Era condanna e punisce le altre donne escludendole o dando loro ostracismo, tende a porsi come giudice della società; può essere vendicativa se scopre che l’uomo, su cui aveva riversato tutte le sue attenzioni, non le riconosce l’impegno che mette in ciò che fa.
Se insicura è molto esposta alla gelosia, e quando il marito in pubblico la trascura si sente umiliata e poco considerata.

Aspetti da integrare: questa tipologia di donna è importante che riconosca l’influenza di Era, comprendendo le suscettibilità che le sono proprie al fine di andare oltre la dimensione che l’archetipo rappresenta; imparando a fare delle scelte che la gratifichino e non lasciando che sia sempre il marito a decidere.
Nel momento della rabbia non si deve lasciare sopraffare da questa emozione, ma riflettere sulle scelte che ha a disposizione, imparando a canalizzare collera e gelosia in un’attività che le permetta di trasmutarle (pittura, scrittura, lettura, lavoro). E’ importante che impari ad accettare la fine di un rapporto, staccandosi da un sentimento di gelosia e rancore se il compagno ha deciso di lasciarla.

Demetra
Il mito: dea delle messi (presiedeva all’abbondanza dei raccolti), nutrice e madre. I romani la conoscevano come Cerere “cereale”.

L’archetipo: è l’archetipo della madre, rappresenta l’istinto materno che si realizza nella gravidanza o nel dare agli altri nutrimento fisico, psicologico o spirituale. Chi incarna questo ruolo è impaziente di diventare madre.
L’archetipo materno spinge la donna ad essere nutrice, generosa e disinteressata, e a cercare la propria soddisfazione nel curare e accudire gli altri. Se l’archetipo Demetra cade in depressione immediatamente sospende il contatto emotivo con il figlio o il compagno, il quale si sentirà abbandonato, ma essendo dipendente da lei potrà incontrare difficoltà gravi a livello psicologico.

La donna: alla donna Demetra piace preparare grandi pranzi per la famiglia e gli ospiti, ed è invasa dal piacere quando le fanno i complimenti per le sue attitudini di buona madre. Altro attributo è la perseveranza, infatti rifiuta di darsi per vinta quando è in gioco il benessere dei figli.
Quando questo archetipo è predominante in una donna, e lei non riesce a gestirlo, può cadere in depressione al momento in cui i figli se ne vanno, sindrome da “nido vuoto”, e sentirsi inutile. Nei suoi rapporti è provvida e protettiva, soccorrevole e generosa, attenta a ciò che la circonda, altruista e leale verso le persone e verso i principi.
Se la bambina Demetra nasce in una famiglia in cui il padre non ha un istinto paterno, svilupperà in età adulta un atteggiamento di vittima.
Generalmente questo tipo di donna predilige uomini che appaiono immaturi ed insicuri, su cui lei può esercitare le sue cure, però poi molto spesso diventano completamente dipendenti da lei, si crea un legame amante-figlio e frequentemente lei è cronologicamente più grande. 
Sessualmente non è molto attiva, preferisce effusioni e coccole.
Questo tipo di donna è vulnerabile, ed ha difficoltà a dire di no anche quando è molto stanca,ma invece di ammettere il proprio sentire diventerà apatica ed aggressiva. Queste qualità trovano espressione in professioni sociali come l’insegnamento, la cura dei malati, e nel lavoro non sarà competitiva e neanche intellettualmente ambiziosa.

Aspetti negativi: manifesta vittimismo, potere e controllo, lasciandosi andare a manifestazioni di rabbia e depressione; tende a creare rapporti di dipendenza.
Generalmente esercita un controllo eccessivo sull’altro e crea attorno a sè insicurezza e inadeguatezza. Il suo comportamento passivo-aggressivo la fa apparire incapace di gestire le difficoltà, e questo la fa sentire in colpa.

Aspetti da integrare: dovrebbe imparare ad esprimere la rabbia, anzichè comprimerla dentro di sè, così facendo ridurrebbe il rischio di cadere in depressione; imparando anche a dire di no quando è stanca, eviterebbe la sensazione di vuoto e di depressione dovuti agli impegni eccessivi. Dovrebbe “lasciare andare e lasciare crescere”.
Dovrebbe accettare di chiedere aiuto quando si trova in difficoltà, ammettendo che non è in grado di gestire la situazione, imparando a diventare madre di se stessa, chiedendosi cosa è meglio per lei.
Sarebbe indicato che non restasse fissata ad una fase, reagendo all’apatia, al fine di non restare in un’esistenza vuota e sterile: imparando ad accettare che la vita ha degli alti e bassi ed attraverso la fluidità può riuscire a superare un momento difficile uscendone con una più profonda saggezza e comprensione spirituale.

Persefone
Il mito: questa dea aveva due nomi, a simboleggiare i due aspetti contrastanti che la distinguevano:
Kore ossia giovane fanciulla che ignorava chi fosse, e Persefone regina degli inferi data la sua capacità di gestire piani profondi della propria psiche. Dai romani era chiamata Proserpina o Core. Come regina degli inferi, Persefone era una donna matura, che regnava sulle anime dei morti, guidava i viventi negli inferi e pretendeva per sè ciò che desiderava. Questo aspetto sta a rappresentare la capacità di muoversi fra la realtà egoica del mondo oggettivo e la realtà inconscia della psiche.

L’archetipo: quando questo archetipo è attivo è possibile che la donna operi una mediazione fra i due livelli (fanciulla e regina degli inferi), integrandoli entrambi nella personalità, e faccia da guida ad altri che “visitano” il mondo sotterraneo nei sogni o nelle fantasie, oppure a coloro che perdono il contatto con la realtà. Simbolicamente il mondo degli inferi può rappresentare gli strati più profondi della psiche, il luogo dove giacciono i sentimenti ed i ricordi, dove si trovano immagini ed istinti, sentimenti archetipici comuni a tutta l’umanità (inconscio collettivo).

La donna: la donna che incarna questo archetipo non è predisposta ad agire, ma ad “essere agita” dagli altri, vale a dire ad avere un comportamento condiscendente ed un atteggiamento passivo.
L’aspetto di fanciulla archetipica rappresenta una giovane che ignora chi sia, ancora inconsapevole dei propri desideri e delle proprie forze: l’atteggiamento è quello dell’eterna adolescente indecisa su ciò che vuole essere da grande. Tende anche a compiacere la madre e ad essere “la brava bimba” obbediente ed attenta, spesso vive al riparo o protetta da esperienze che presentino dei rischi.
Donna che si adatta ai desideri dell’altro, in quanto non è abbastanza consapevole di sè, da essere capace di dare un’immagine di quella che è la sua vita soggettiva. La sua innata recettività la rende molto duttile, e ciò la porta a fare qualsiasi cosa gli altri si aspettino da lei.
Persefone è giovinezza, vitalità e la donna che incarna questo archetipo è recettiva ai cambiamenti e rimane giovane di spirito per tutta la vita.
La bambina Persefone, iperprotetta, svilupperà un atteggiamento fragile e bisognoso di protezione e guida, e resterà dipendente a qualcuno.
Sessualmente è inconsapevole della propria sessualità, aspetta il principe azzurro che giunga a svegliarla. Con gli uomini è una donna-bambina, dall’atteggiamento remissivo e giovane.
Se è carina può attirare l’amicizia di donne che non si considerano particolarmente femminili, che proiettano su di lei la propria femminilità non sviluppata, e la trattano come qualcosa di speciale.
Generalmente passa da un lavoro all’altro nella speranza che ne trovi uno che la interessa davvero. Vive nel “Paese che non C’è” come Wendy con Peter Pan, vagabondando e giocando con la vita. Oppure se la donna ha superato crisi psicologiche profonde può decidere di aiutare altri ad uscire da questa situazione, scegliendo di lavorare in reparti psichiatrici. Come la dea, la donna Persefone può evolvere nelle varie difficoltà della sua vita o rimanere fissata ad una fase.

Aspetti negativi: il narcisismo può essere una trappola per questa donna, infatti può fissarsi su di sè con tanta ansia da perdere la capacità di rapportarsi agli altri.
Soggetta alla depressione, chiude ermeticamente dentro di sè rabbia o dissenso.

Aspetti da integrare: la donna Persefone può superare la sua dimensione se è costretta ad affrontare la vita con le sue sole forze e prendersi cura di sè, solo quando non ha qualcuno che decida per lei può crescere.
E’ in grado di sviluppare qualità estatiche e numinose da sacerdotessa, arrivando a sentirsi inebriata dai rituali e può sviluppare potenzialità di medium o sensitiva, per fare ciò deve superare l’aspetto “Kore”.
Se scesa nelle profondità di se stessa e superato le difficoltà, può essere d’aiuto a persone che attraversano tali fasi, diventando guida per gli altri.


Afrodite
Il mito: dea alchemica dell’amore e della bellezza, donna creatrice ed amante. Chiamata dai romani Venere. Nella mitologia greca, Afrodite era una presenza che incuteva reverenza, perchè provocava nei mortali e nelle divinità l’innamoramento ed il concepimento di una nuova vita. Ispirava la poesia e le parole persuasive, e rappresentava il potere di trasformazione e di creazione proprio dell’ amore. Afrodite in tutti i rapporti non fu mai vittima della passione non ricambiata nei suoi confronti.

L’archetipo: l’archetipo Afrodite determina il piacere che certe donne provano per l’amore, la bellezza, la sensualità e la sessualità. Afrodite rappresenta la spinta a garantire la continuazione della specie. 
Questo archetipo rappresenta una forza immensa di cambiamento, infatti attraverso questa dea fluivano attrazione, unione e nascita di una nuova vita.

La donna: ogni donna nel momento in cui si innamora di qualcuno che ricambia quel sentimento, diventa la personificazione di questo archetipo. Si trasforma da essere mortale in dea dell’amore, si sente attraente e sensuale. Si innamora spesso e volentieri ed ha un magnetismo personale che attira gli altri in un campo carico di erotismo. Se l’archetipo riesce ad esprimersi, non di rado la donna si trova in opposizione con i modelli correnti di moralità, fino a rischiare l’ostracismo.
Colei che incarna questo archetipo se rimane incinta non è perchè animata dal desiderio di avere un figlio, ma perchè desidera sessualmente l’uomo che ama.
La donna che si identifica con Afrodite spesso è estroversa e la sua personalità esprime una brama di vita e un che di selvaggio. Tende a vivere nel presente immediato, prendendo la vita come se non fosse niente di più di un’esperienza dei sensi.
Generalmente quando è piccola ama stare al centro dell’attenzione ed indossare abiti belli, ed i genitori assecondano e sono orgogliosi di tali caratteristiche, ma poi arrivata in età adolescenziale gli stessi parenti la tengono molto sotto controllo, e la rimproverano di tali comportamenti, che possono attirare i ragazzi. Tutto questo crea molta confusione nella giovane, che arriva a sentirsi in colpa senza sapere bene la motivazione. Quando la donna Afrodite cresce in un’atmosfera che condanna la sessualità femminile, può accadere che tenti di soffocare l’interesse per gli uomini e si consideri impura per i desideri sessuali che sente.
Per la donna Afrodite è difficile realizzare un matrimonio monogamo e durevole, le piacciono gli uomini che attira con il suo fascino e con l’interesse che dimostra per loro: un interesse seduttivo, che fa sentire un uomo speciale e sexy. 
Il lavoro che non la coinvolge da un punto di vista emotivo non la interessa, a lei piacciono varietà ed intensità, compiti ripetitivi come le faccende di casa, o un impiego monotono l’annoiano, adora svolgere un’attività che le permetta di utilizzare la sua creatività.
Molto spesso questo tipo di donna non è bene accettata dalle altre, in quanto gelose del suo fascino ed eleganza. In genere si trova bene con donne che hanno il suo stesso archetipo. L’artista immerso in un processo creativo, è ispirato dall’archetipo di questa dea.

Aspetti negativi: se legata ad un amore infelice, in cui il suo lui non la considera molto, può lasciarsi travolgere dai sentimenti e arrivare ad accontentarsi delle piccole attenzioni che le arrivano dall’uomo che desidera, ma tutto questo le crea uno stato di sofferenza; se invece s’innamora di un uomo che non è interessato a lei, il suo coinvolgimento ossessivo può portarla a rimanere in questa situazione anche per anni, impedendole di concentrarsi su altri rapporti.

Aspetti da integrare: riconoscere la distruttività di un attaccamento verso un uomo che non la desidera. 
Imparare che quando deve prendere una decisione importante, è fondamentale che entri in contatto con i sentimenti contrastanti e conflittuali che vive, cercando di analizzarsi e capire cosa è veramente importante per lei, vagliando i sentimenti, i valori, e le motivazioni che sente. Apprendere a non rimanere ferita quando si trova in competizione con persone aggressive, che vogliono ottenere potere e posizione, e sviluppare il proprio potere personale, rimanendo però una persona tenera e comprensiva. Imparare a tenere una certa distanza emotiva dai rapporti, in modo da averne una visione complessiva scegliendo così ciò che per lei è significativo: questo le consentirebbe di non idealizzare un uomo. Dovrebbe imparare a dire no se necessario, nonostante la disponibilità che la caratterizza, al fine di non subire imposizioni.

Conclusioni

Dal momento che all’interno della donna più dee possono rivaleggiare fra loro, è importante che in una situazione conflittuale, cerchi di trovare un equilibrio fra i vari sentimenti che prova, creando una sorta di cooperazione fra tutte “le figure che la caratterizzano”. Tutti gli aspetti della personalità devono essere ascoltati al fine di trovare una soluzione comune, che possa placare tutte le parti attive ed in conflitto fra loro.

Poichè ogni dea rappresenta un istinto, un valore, o un aspetto particolare della psiche della donna (personalità), la quantità di cose che ciascuna dea avrà da dire dipenderà dalla forza dell’archetipo, e dallo spazio che l’Io le concede. L’’IO deve essere considerato come il supervisore, che mantiene il controllo e gestisce tutte le parti attive, perchè se ciò non accade, la confusione mentale porta la donna ad un crollo psicologico.
Una volta che la donna ( attraverso l’osservazione del proprio IO) è divenuta consapevole della presenza in lei delle dee archetipiche ed è giunta a considerarle come una sorta di “assemblea”, possederà due utilissimi strumenti di introspezione: ascoltare le proprie voci interne, riconoscere chi sta parlando e capire quali dee la influenzano.

Altro aspetto importante è che coltivi il proprio “animus”, cioè il lato maschile presente in ogni donna, per imparare ad attingere da questa forza che è innata dentro di lei e la può aiutare a gestire situazioni difficili.
Ogni donna nel corso della sua vita deve affrontare innumerevoli difficoltà, si trova di fronte a scelte difficili ed arriva un momento in cui non vede via di uscita ma, se riesce a non lasciarsi sopraffare dalla paura e dalla disperazione, sarà in grado di trovare la luce che è fuori dalla caverna. Simbolicamente ripercorre le tappe delle divinità greche che, alla fine come descritto nei miti, ritrovavano la serenità e la completezza.

Fonte: http://www.shantisara.it/dee_donna.htm